Agrigento: un convegno su stato di diritto e crisi di legalità

Finalmente un po’ di cultura civica e di educazione civica.

L’associazione “Italia si desti” diretta da Sabrina Turano ha promosso e presieduto ieri pomeriggio un convegno su stato di diritto e crisi di legalità che si è svolto presso la biblioteca comunale di Agrigento. Presente il sindaco Francesco Miccichè, si sono avvicendati illustri relatori a iniziare da Paolo Cilona del Cepasa a Gero Di Francesco direttore della rivista Studi storici siciliani, Giuseppe Alessandro Montonati, Giuseppe Carlino, Fabrizio Raso presidente regionale Sicilia e Centro consumatori Italia, Agostino Cascio segretario regionale socialdemocrazia coltivatori grano., Mattia Carramusa Segretario generale F.G.S. Sicilia, il rappresentante legalità di “Italia si desti” l’avv. Rosario Pendolino, Damiano Miccichè per  “Giovani in erba“ di “Italia si desti”.

Un momento del convegno
Un momento del convegno
Un momento del convegno
Un momento del convegno
Un momento del convegno
Un momento del convegno: Sabrina Turano
Un momento del convegno
La locandina
L’intervento di Paolo Cilona

Ribadendo come lo Stato di diritto sia quella forma di Stato che assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti e delle libertà dell’essere umano  insieme alla garanzia dello Stato sociale e come il diritto penale moderno nasca  e si sviluppi all’interno della legalità, Paolo Cilona ha parlato dei diritti negati ai giovani come quello relativo allo studio, dove con arbitraria determinazione è stato imposto il numero chiuso a particolari facoltà, creando notevoli  danni e disparità tra i giovani.

E’ stato messo l’accento sul venir meno del sacro diritto alla salute, dove le famiglie povere sono costrette a segnare il passo e con un servizio sanitario nazionale che privilegia la classe medica che stabilisce dentro e fuori tariffe a loro piacimento.

Nella nostra città non poteva mancare il riferimento al venir meno del diritto del cittadino a difendere il paesaggio e l’ambiente partecipando alle giuste scelte di sviluppo del proprio habitat senza dovere soccombere alle direttive calate ed imposte dall’alto. Infine il diritto ad essere informato correttamente con  il richiamo alla gestione dei servizi pubblici essenziali in mano ai privati, come l’acqua, la raccolta dei rifiuti solidi urbani, le autostrade.

È stato un intervento molto apprezzato  dai presenti per avere posto sul piano giuridico le forzature che fanno venir meno le prerogative di difesa spettanti ai cittadini. Ma un po’ tutti gli interventi sono stati legati a principi molto solidi, citiamo quello di  Gero Di Francesco con la sua  disamina storica tra prima seconda ed ennesima Repubblica con  rivisitazione  storica del periodo siciliano nel cammino storico fino ad oggi; Rosario Pendolino ha trattato della crisi della percezione della  legalità;  Raso ha attenzionato l’origine della crisi alimentare  che si è rivelata una analisi attualissima  con i  dati del  consumo in questo frangente di crisi bellica. A questi aspetti ha legato la sua relazione anche Montonati che si è  occupato di economia politica. Aspetti che sono stati completati  da Carlino con una attenta  disamina della democrazia e della applicazione normativa in materia  agroalimentare.

Damiano di “Giovani in erba” ha focalizzato la sofferenza dei fragili e nel particolare dei bambini e adolescenti vittime di ingiustizia e violenza in guerra, dove ci sono solo  vittime, nè vinti né  vincitori.  E sperimentando un transfert ha immaginato cosa provi un bimbo che perde le proprie sicurezze e come anche dopo la fine delle guerre questa tragedia per alcuni diventi   un dolore perpetuo. Mattia Carramusa  segretario regionale F.G.S. Sicilia ha trattato della parte tecnica in Diritto articolando la necessità  di un riammodernamento nella fase del giudizio per  rimettere in discussione lo stato in sé  del diritto con  una visione rivoluzionaria meno statica. Infine un’altra giovane, Erika Graci,  ha partecipato al dibattito con la concretezza che sia essenziale cambiare la mentalità  attraverso uno studio  più  approfondito della   giurisprudenza   nelle scuole e .quindi rinunciare a quegli atteggiamenti di intolleranza tipiche del mondo mafioso.