Giudiziaria

“La banda che rubava preziose maioliche a Sciacca”, chieste 5 condanne 

Chiesta la condanna di tutti gli imputati coinvolti in un’inchiesta su una serie di furti di maioliche messi a segno tra Sambuca di Sicilia e Sciacca

Pubblicato 1 anno fa

Il sostituto procuratore della Repubblica Brunella Fava ha avanzato la richiesta di condanna nei confronti di tutti gli imputati coinvolti in un’inchiesta che ha fatto luce su una serie di furti di maioliche del diciannovesimo secolo messi a segno tra Sambuca di Sicilia e Sciacca. Il processo, che si sta celebrando col rito abbreviato, è in corso davanti il gup Stefano Zammuto. La procura di Sciacca, in particolare, ha chiesto: quattro anni di reclusione nei confronti di Vincenzio Di Benedetto, 72 anni; un anno e un mese di reclusione, invece, per il figlio Mario Di Benedetto, 36 anni; tre anni di reclusione nei confronti di Marco Gambino, 35 anni di Sciacca; quattro anni e otto mesi di reclusione per Giuseppe Mancia, 41 anni di Salemi; un anno e otto mesi di reclusione nei confronti di Giovanni Castrofilippo, 55 anni di Palermo. Si torna in aula il 13 febbraio per eventuali repliche e sentenza. 

Gli imputati sono ritenuti parte di un’associazione per delinquere specializzata nei furti di pregiate maioliche per pavimenti prodotte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 da diverse scuole siciliane di ceramica. L’attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Sciacca, prende le mosse dall’arresto a Sambuca di Sicilia, da parte della locale Stazione Carabinieri, di alcuni appartenenti al gruppo criminale, sorpresi, nel febbraio del 2022, mentre rubavano da una villa disabitata numerose maioliche e consentiva un’analisi mirata di alcune denunce di eventi simili presentate dai proprietari di diverse abitazioni di vecchia costruzione, perlopiù disabitate, ubicate nelle province di Agrigento e Trapani. 

Il modus operandi era ben collaudato: grazie all’ottima conoscenza del territorio, gli esponenti del gruppo individuavano gli obiettivi da colpire – vecchi casolari e abitazioni risalenti al 19° e al 20° secolo – al cui interno si introducevano di giorno per non destare sospetti. Le maioliche venivano, quindi, divelte dai pavimenti e riposte in apposite cassette di legno, venendo prelevate di notte e subito consegnate a ricettatori di Palermo. In alcuni casi, erano proprio gli stessi ricettatori a commissionare i furti, indicando la tipologia del disegno e il colore delle maioliche richieste. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Forte, Francesco Di Giovanna e Salvatore La Vardera.

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