Giudiziaria

Condannata per l’omicidio di un anziano a Palma di Montechiaro, badante ricorre in Cassazione 

L’avvocato della badante, condannata a 23 anni per l’omicidio di Michelangelo Marchese, annuncia ricorso in Cassazione

Pubblicato 1 anno fa

Lo scorso settembre è stata condannata in Appello a 23 anni di carcere per l’omicidio di Michelangelo Marchese, un ottantanovenne legato, picchiato e strangolato nella sua abitazione in via Pietro Attardo a Palma di Montechiaro nel luglio 2020. Adesso Dana Mihaela Nicoletta Chita, trentenne badante rumena, presenta ricorso in Cassazione contro il verdetto della Corte di Assise di Appello di Palermo, presieduta dal giudice Angelo Pellino.

Ad annunciarlo è l’avvocato Giuseppe Lipera, del foro di Catania, che nel ricorso ai giudici ermellini scrive: “La pena confermata, atteso il superficiale e lacunoso quadro meramente indiziario dal quale scaturisce il precedente procedimento, è manifestamente eccessiva, sproporzionata e iniqua”. Il brutale omicidio, che ha sconvolto l’intera comunità palmese, si è consumato in un appartamento in via Pietro Attardo. Era l’11 luglio 2020. Il cadavere di Marchese fu ritrovato dai carabinieri con mani e piedi legati. Dell’uomo non si avevano notizie da alcuni giorni così sono intervenuti i Vigili del Fuoco appositamente giunti da Licata. Quando hanno aperto la porta d’ingresso Marchese giaceva, legato, senza vita. Già una prima ispezione del medico legale nell’immediatezza dei fatti aveva escluso la morte naturale. 

L’autopsia, poco dopo, aveva confermato l’omicidio. Le indagini, condotte sul campo dai carabinieri della Compagnia di Licata, e dai militari della stazione di Palma di Montechiaro, si sono fin da subito concentrate sulla badante dell’anziano che era stata pure sentita subito dopo il delitto. La svolta nelle indagini si ha con il ritrovamento dell’auto della vittima in possesso di un pregiudicato di Canicattì che ha confermato la circostanza che la donna, dopo l’omicidio, lo avesse contattato per far sparire la macchina. La donna, secondo la ricostruzione, dopo aver compiuto la rapina e ucciso l’uomo avrebbe lasciato la casa a soqquadro fuggendo con l’auto della vittima.

L’imputata è stata anche condannata al risarcimento delle parti civili costituitesi, rappresentate dagli avvocati Vito Cangemi e Giuseppe Fabio Cacciatore.

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