Cultura

“All’ombra di Giunone”, nuovo romanzo di Letizia Bilella

di Francesca Incandela

Pubblicato 11 ore fa

Letizia Bilella, grintosa e giovane giornalista, dopo l’ esordio letterario con “Scandalo al sole di Sicilia”, torna in libreria con un nuovo romanzo “All’ombra di Giunone” ( Bertoni Editore) e già il titolo ci permette di inoltrarci tra le bellezze storiche ed architettoniche di cui la Sicilia può gloriarsi. Monumenti, templi e tracce consistenti di una antica civiltà greca che proprio nella nostra Isola raggiunse il suo pieno splendore, ma non è un saggio  archeologico o uno studio di ricercatrice anche se Bilella collabora con diverse realtà regionali per la valorizzazione dei beni culturali e storici e la loro diffusione.

È un romanzo che affronta il tema della mafia attraverso le vicende corali che coinvolgono paesi e comunità, vicende offerte al lettore attraverso dialoghi tra il protagonista principale, don Luca, uomo di fede, e il commissario Buscemi, uomo di legge. Il primo è un giovane parroco ed anche un docente, insofferente ai freddi e stantii rituali e alle numerose  formalità di una Chiesa che stenta a mettersi al passo con i tempi, a comprendere i giovani adolescenti e le loro difficoltà, ad essere attiva educatrice nel territorio. Nella figura di don Luca non è difficile ravvisare le caratteristiche di un don Puglisi, prete combattente e animatore di una parrocchia in un quartiere disagiato, vittima di mafia.

Il secondo, invece, ha i tratti sornioni di un novello Maigret che in quest’angolo di paradiso (Agrigento, Sciacca, Porto Empedocle e Palma di Montechiaro) si trova ad affrontare ” le ombre” che si celano dietro le maestose e fulgide colonne: spaccio di stupefacenti, delitti di uomini d’onore, omertà… ombre che si allungano anche alla “marina” dietro i pescherecci, dentro i magazzini di pesce, compromettendo un’economia un tempo sana e onesta.

Le stesse ombre – tentacoli di un Male che non si riesce ad estirpare – penetrano nelle case, nelle famiglie, afferrano anche i giovani cresciuti tra colpevoli silenzi: è a quest’ultimi, invece, che rivolge la sua attenzione don Luca, allorché un tragico evento verrà a scuotere anche la sua, di coscienza. E dovrà fare i conti con le paure dei ragazzi e delle loro famiglie, con ambienti malavitosi, con i pregiudizi stagnanti.

“Sacerdoti lo si è nell’animo, il vestito non ha molta importanza”, dirà a sé stesso più volte, soprattutto dopo avere conosciuto il commissario. Tra i due uomini, pur così differenti, saranno numerosi gli incontri, i dialoghi serrati, una sorta di collaborazione, ma anche di piacevole amicizia, si stabilisce poiché l’intento è comune.

La Sicilia si conferma terra di Pirandello, di Sciascia, di Bufalino e di Guttuso: terra di umori violenti, di morti ammazzati, di tonache nere, di chiese e colonne, di colori abbaglianti e di ombre striscianti. Letizia Bilella descrive la bellezza dei luoghi e le brutture della nostra isola poiché non è retorica parlare di mafia in quanto essa, come un cancro maligno, divora e distrugge sogni e futuro delle nuove generazioni ed allora occorre tenerla ferma e batterla più e più volte affinché non possa rialzare la testa.

Cominciamo dalla formazione, dalle giovani menti, sottraiamoli alla manovalanza mafiosa, costruiamo una società più giusta, meno debole, meno corrotta, non più omertosa. Facciamolo, anche se ci saranno altre vittime. Siamo ancora in tempo per farlo.

È questo il messaggio potente che emerge dal romanzo di Letizia Bilella.

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