Politica

Comitato Mare Nostrum, restano dubbi sul dissalatore di Porto Empedocle

Secondo il Comitato, la conferenza stampa di due giorni fa, alla presenza del commissario per l'Emerganza idrica, Dell'Acqua, "non ha sciolto un solo dubbio".

Pubblicato 11 ore fa

 ll Comitato Mare Nostrum “non crede alle rassicurazioni poco attendibili espresse circa la concreta volontà di ultimare il dissalatore fisso nell’area industriale Asi, ad est del porto di Porto Empedocle e ancor meno attendibile la possibilità di spostare quello mobile a Trapani”. Secondo il Comitato, la conferenza stampa di due giorni fa, alla presenza del commissario per l’Emerganza idrica, Dell’Acqua, “non ha sciolto un solo dubbio”. “Si continua a dichiarare – spiega il Comitato – che è stata scelta quest’area, adiacente all’Enel, perché la centrale disponeva di un impianto di dissalazione per operazioni di revamping (riutilizzo) facendo intendere che il terreno e il mini dissalatore di proprietà dell’Enel fosse nelle loro disponibilità. Poi in sede di Conferenza di servizi si scopre che l’area e il mini dissalatore non era nelle disponibilità del colosso privato e allora delle due una: o Enel ha i requisiti e allora l’impianto provvisorio poteva farsi in quell’area, oppure l’Enel non ha mai avuto i requisiti e quindi l’impianto doveva essere istallato altrove. Si continua a parlare d’impianto di dissalazione mobile ed emergenziale malgrado le opere realizzate sono per un impianto fisso di almeno il doppio della portata prevista di 96 l/s. Non è vero che i dissalatori in zona Asi siano più distanti dalla condotta di sovrambito: distano poche centinaia di metri dalla condotta mentre la zona Enel circa tre chilometri. Non è vero che hanno realizzato il dissalatore in tempi record europei. Nel 1990 fu realizzato dal nulla un dissalatore fisso con fondi regionali, nella zona Asi, in meno di quattro mesi”. Infine, il Comitato sostiene che “immettere l’acqua dissalata direttamente in condotta preoccupa: non ha la stessa qualità dell’acqua da sorgente malgrado costi molto di più, e creerebbe un’ingerenza di Siciliacque nei confronti di Aica perché Siciliacque si occupa della rete di sovrambito”. Mare nostrum chiede che fine abbiano fatto i 26 milioni di euro previsti per i dissalatori fissi in zona industriale”.

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