Agrigento

L’aeroporto, i ruminanti delle canzonette e San Calò patrono dei forestieri

Diego Romeo e Paolo Cilona conversano nella “Sicilia agrigentina”

Pubblicato 2 anni fa

Strani ripensamenti serpeggiano ad Agrigento su un’opera che avrebbe dovuto trovare soluzione 55 anni fa con la legge 111 del 1971. Adesso infatti si invoca l’aeroporto.

“Meglio tardi che mai. Una lunga telenovela su un’opera importantissima per lo sviluppo del nostro territorio che ha trovato sempre la contrarietà della classe politica agrigentina al soldo dei poteri di comando dell’economia turistica di Palermo e Catania. Tutti a remare contro. Gli unici a battersi a favore dell’aeroporto Paolo Di Betta e il sottoscritto. Non sono bastate le marce su Licata al tempo in cui le aree di Piano Romano  erano libere e con un ministro dei trasporti di nome Mannino. Un tradimento verso la sua provincia. E poi quella cattiva abitudine degli incarichi sul piano della fattibilità con spreco di denaro pubblico. Dopo Licata, il progetto su Misilina in territorio di Favara. Progetto che rimase chiuso dentro l’armadio del sindaco, per non rompere i sogni dei proprietari dei terreni. E poi la più grande sciagura quella su Racalmuto, dove la Provincia di Agrigento anziché portare avanti il progetto che era stato realizzato dallo studio Bevilacqua dietro compenso di 1.250.000 euro preferì restituire il 50% dell’opera al presidente della regione Lombardo che utilizzò la manna piovuta dal cielo per opere su Acitrezza e Fontanarossa. Non occorre a mio avviso ricominciare daccapo, in quanto basta adeguare il progetto esistente e farlo entrare sul Pnrr.  L’ aeroporto a Racalmuto è ben collegato con l’autostrada Agrigento – Caltanissetta. Il nome da dare all’aeroporto sarà quello del grande scrittore Leonardo Sciascia. Ai signori proprietari dei terreni, dico che l’aeroporto porterà ricchezza. Un esempio per tutti la costruzione della città del mare dopo l’aeroporto di Punta Rais. Dopo si è registrato il boom di costruzioni da Palermo a Punta Raisi. Una notevole economia. Agli ingegneri di Agrigento meritevoli per la loro disponibilità chiedo solo di esaminare i due progetti riguardanti Misilina e Racalmuto. Gli elaborati sono in possesso della Provincia”.

Agenzie turistiche già lanciano le date dei concerti nella valle dei templi. Si è in attesa di ruminanti di vecchie canzoni che oggi hanno ben poco da innovare bensì di cogliere al balzo il famoso “incremento del sud” che in questo caso non produce entrate economiche né riscatto. Ma l’ente Parco, lo dica una volta per tutte, condivide l’impostazione degli impresari oppure quella dei visitatori dei templi che si sono detti disturbati dalle moderne sonorità del Luna park?

Le nostre osservazioni sbattono sul muro di gomma. Non si vuole prendere atto che la Valle dei templi è un museo a cielo aperto, dove il turista, autentico messaggero delle nostre vestigia, paga il biglietto per ammirare, contemplare in silenzio la bellezza dei monumenti e non vuole sentire rumori, suoni di trombe e  rumori di ogni genere. Vi sono state lettere di protesta e messaggi in tal senso. Il Parco ha il dovere di vietare l’uso improprio delle aree archeologiche per spettacoli musicali. Agli organizzatori che piace comunicare lo svolgimento degli spettacoli nel cuore della Valle dei templi va detto una volta e per sempre di utilizzare altre aree come il teatro di pietra dell’Addolorata (vergognosamente abbandonato) o il piazzale Caos o Villaseta Parco del Mediterraneo. Mi sembra la cosa più giusta per non “tenere aperto” il Luna park”.

Oggi si scopre, guarda caso, che la capitale della cultura è povera di parcheggi.

I parcheggi sono essenziali per la città. L’amministrazione ha quasi due anni per affrontare e risolvere il grave problema. Occorre chiudere la vertenza una volta e per sempre con il costruttore di Piazzale Rosselli e di avviare subito i lavori di completamento della struttura. Avviare subito un progetto per l’allargamento della strada per le “Dune”, creando anche dei parcheggi. Utilizzare l’intera area tra il porticciolo e la foce del fiume Akragas. Creare un ponte di barche sulla foce per  rendere meno caotica la circolazione su San Leone. Vi sono tante altre opportunità che riguardano aree libere da adeguare a parcheggi. L’amministrazione al riguardo dovrà rimboccarsi le maniche per realizzare opere di servizio in vista del 2025”.

Ma è cultura politica la mancanza di assessori la cui nomina ritarda da quattro mesi? A chi giova questo status quo? Di quale torta si attende la distribuzione?

“Di sicuro qualcuno   fa il manovratore o il ricamatore nel nome di Cencelli. Vecchia abitudine dei capibastone che al momento diffidano il sindaco a non fare nomine di assessori. E così passano giorni e mesi in dispregio della politica e del buon governo della città. La cosa assume particolare rilevanza in ordine alla gestione dei fondi destinati alle opere a sostegno di Agrigento capitale della cultura. Le pedine che mancano assumono un valore rilevante sul piano della gestione amministrativa del Comune. Le forze politiche hanno il dovere di mettere in mora il Sindaco costringendolo magari a fare autonomi passi nell’interesse della città. All’orizzonte può anche verificarsi l’azzeramento dell’intera Giunta per rilanciare l’attività amministrativa in vista del grande appuntamento del 2025. Staremo a vedere gli sviluppi di una situazione che ha tutto il sapore pirandelliano: uno nessuno e centomila assessori. Così è se vi pare direbbe il buon Franco Miccichè”.

Perché non proporre San Calogero patrono dei forestieri ? Che ne dici?

“Il Santo nero merita ogni considerazione sul piano religioso e, soprattutto, per la costante attenzione di amore verso i poveri. San Calogero a mio avviso, specie in questo particolare momento, potrebbe rappresentare il punto di riferimento da parte dei turisti, dei forestieri ed in particolare degli immigrati. Santo amato e venerato dal popolo siciliano ed in particolare dagli agrigentini. Tutto dipenderà dalla Curia romana e dalla chiesa agrigentina che dovrà avanzare apposita e dettagliata richiesta. La nomina di protettore dei forestieri appare di grande attualità in vista del 2025 che vede Agrigento capitale della cultura. Come San Cristoforo patrono degli automobilisti, Santa Barbara patrona dei Vigili del fuoco, San Giuseppe patrono dei falegnami, avremmo San Calogero patrono degli immigrati e dei forestieri”.

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