Agrigento

Omicidio Di Falco: indagati accusano Zambuto: “Ha sparato lui”

L'avv. Santo Lucia: "Dopo alterco telefonico avvenuto venerdì Zambuto e figli si sono armati di pistola, martello e pala per difendersi dai palmesi"

Pubblicato 2 mesi fa

Gli accusati respingono ogni addebito e rilanciano. Udienza di convalida molto movimentata oggi davanti al Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ove sono comparsi Angelo Di Falco, Domenico Avanzato e Calogero Zarbo accusati a vario titolo dell’omicidio di Roberto Di Falco, fratello del primo, e tentato omicidio oltre che di detenzione e porto illegale di arma da fuoco.

Il principale indagato, Angelo Di Falco accusato di aver provocato la morte per errore del fratello, professa la sua innocenza e accusa Calogero Zambuto, sessantenne titolare della concessionaria “AutoXpassione” che secondo gli inquirenti sarebbe stato vittima di una spedizione punitiva sfociata nell’omicidio. Di Falco accusa senza mezzi termini  Zambuto: è lui che aveva la pistola, ed è lui che ha sparato.

Tesi sposata integralmente dal legale di fiducia avvocato Santo Lucia che ribalta, con il suo intervento davanti al Gip, la tesi accusatoria, affermando che Calogero Zambuto e i suoi figli si aspettavano la reazione del Di Falco perché non avrebbero avuto rapporti commerciali corretti in tema di compravendita di autovetture, e dopo un alterco telefonico avvenuto venerdì mattina si sono armati di pistola, martello e pala (per lavori edili) per reagire alle previste azioni violente dei palmesi.

In questo contesto già confusionario di suo va inserito un tassello che potrebbe rivelarsi importante ossia la presenza sulla scena del crimine stamani di Calogero Gastoni, quarantenne agrigentino con qualche criticità giudiziaria, in rapporti con Zambuto e i figli. Scena del crimine abbondantemente sequestrata e regolarmente cinturata. I poliziotti della Squadra mobile delle Volanti lo hanno trovato lì. Si è giustificato dicendo che era andato in concessionaria per dar da mangiare ai cani di Zambuto. Al momento, l’uomo è stato denunciato a piede libero per violazione di sigilli. Ma sono molti i pensieri che si rincorrono nella testa degli investigatori e del pubblico ministero Gaspare Bentivegna per dare un senso compiuto alla presenza, inattesa e contro legge, di Gastoni sul luogo del delitto.

Anche gli altri indagati negano ogni addebito e si dichiarano presenti al tragico episodio solo per puro caso e non certo per compiere il delitto o una spedizione punitiva.

Domani, entro le ore 19, il Gip Miceli scioglierà la riserva e deciderà se convalidare o meno l’arresto dei tre indagati. I loro legali (Santo Lucia e Antonio Ragusa) hanno già chiesto la revoca del provvedimento restrittivo.

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