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Droga, armi, estorsioni e giuramento di sangue: smantellato clan Fragalà (vd)

I carabinieri del Ros, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno disarticolato il clan mafioso “Fragala’”, operante nell’area metropolitana romana e in particolare nei comuni di Ardea, Pomezia e Torvajanica. Eseguiti in provincia di Roma e Catania,  31 arresti (28 in carcere e 3 ai domiciliari) per associazione di tipo mafioso, nonchè per i reati […]

Pubblicato 5 anni fa

I carabinieri del Ros, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno disarticolato il clan mafioso “Fragala’”, operante nell’area metropolitana romana e in particolare nei comuni di Ardea, Pomezia e Torvajanica.

Eseguiti in provincia di Roma e Catania,  31 arresti (28 in carcere e 3 ai domiciliari) per associazione di tipo mafioso, nonchè per i reati – aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose – di estorsione, danneggiamento seguito da incendio, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento personale.

Secondo gli investigatori, il clan aveva determinato “un pesante clima di intimidazione ai danni di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso attentanti dinamitardi e minacce”. Ricostruito anche un consistente traffico di cocaina, marijuana e hashish, sostanze importate dalla Colombia e dalla Spagna grazie ad alleanze con gruppi criminali camorristici e siciliani. Nel corso delle indagini oltre a sequestri di partite di droga e armi da fuoco, e’ stato sventato un sequestro di persona, liberando l’ostaggio e arrestando gli 8 responsabili. Rinvenuta e sequestrata anche una formula manoscritta di affiliazione mafiosa.

“Ne ho passato mura e muraglia a ogni passo ne scioglievo una maglia”: comincia cosi’ la formula di affiliazione al clan Fragala’, disarticolato dai Carabinieri del Ros con numerosi arresti tra Roma e Catania. Il testo, scritto a stampatello su un foglio a righe, contiene numerosi errori di ortografia. “3 cavaglieri di battaglia – si legge – dell’anno 1777 dalla Spagna si imbarcavano e in Sicilia si incontrarono, proseguirono per la Calabria e si riunivano, proseguirono per Napoli e si riunivano e si sparpagliarono, ma un bel giorno del 1973 sette cavaglieri di mafia si riunivano nella fortezza a Catania, fecero un giuramento di sangue e lo depositarono in una damigianella fina e finissima e lo nascosero nella fortezza, guai chi lo scoprira’, da una a sette coltellate alla schiena verra’ colpito, battezzo questo locale come lo battezza Salvatore Fragala’, ‘La Scimmia’. Se loro lo battezzano con fiori, catene, camicia di forza e ferri – prosegue la formula alzo gli occhi al cielo vedo una stella volare con parola d’omerta’”.

Si passa poi “alla prima e seconda votazione sull’amico. Se prima lo conoscevo come giovane onorato da oggi in poi lo conosco come picciotto e mafioso, giura di dividere centesimo per millesimo a questa societa’ e guai se portera’ infamita’, sara’ a discarico della societa’ e a carico del compare, a questo punto faccio il giuramento di sangue, bacio la fronte a tutti i componenti di cui sono presenti a tavola, ci devono essere un fazzoletto di seta annodato un coltello e l’immaggine di San Michele Arcangelo e si fa’ presente che un nuovo mafioso e’ tra noi e si lavora”. 

Le immagini

I dettagli dell’operazione, denominata “Equilibri”, sono stati illustrati in una conferenza stampa presso il Comando provinciale Carabinieri di Roma alla presenza del procuratore facente funzioni della Repubblica di Roma, Michele Prestipino Giarritta, e del comandante del Ros, generale Pasquale Angelosanto.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa, condotta dal R.O.S. tra il 2014 e il 2017 e coordinata dalla D.D.A. di Roma, che ha – per la prima volta – disvelato l’esistenza di un sodalizio mafioso, c.d. “clan FRAGALÀ”, composto prevalentemente da membri dell’omonimo
nucleo familiare, di origini catanesi ma da anni trapiantato in provincia di Roma, la cui operatività criminale era estesa al quadrante sud dell’area metropolitana della Capitale ed in particolare ai comuni di Pomezia, Torvaianica e Ardea.

Le indagini, corroborate anche dai riscontri alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno consentito di ricostruire l’organigramma del clan, individuando FRAGALÀ Alessandro (61 anni), il
nipote FRAGALÀ Salvatore (41 anni) e D’AGATA Santo (61 anni), quali soggetti aventi funzioni direttive, in costante contatto con gli ambienti mafiosi catanesi sia per la gestione dei traffici illeciti,
sia per il reclutamento di manodopera criminale per lo svolgimento delle attività delittuose in territorio laziale.

Un ruolo di rilievo era altresì rivestito da FRAGALÀ Astrid (40 anni), figlia di Alessandro, elemento di cerniera tra il padre e la vita pubblica pometina, con il compito di curare le relazioni e i contatti con esponenti delle professioni, della pubblica amministrazione e della politica locale,
anche in ragione del suo percorso professionale e nell’associazionismo di categoria, finalizzati ad infiltrare e condizionare la vita politica e la pubblica amministrazione pometina.
Altra figura di centrale importanza investigativa si è rivelata quella di uno storico pregiudicato di origini palermitane legato a “Cosa nostra”, già uomo di fiducia a Roma del boss Pippo CALÒ, ovvero D’AGATI Francesco (83 anni), destinatario del provvedimento cautelare in esame per il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa facente capo al clan FRAGALÀ.
Il D’AGATI, pienamente inserito nelle dinamiche mafiose del territorio romano, dove risiede stabilmente da anni, ma capace di mantenere relazioni di elevato livello anche al di fuori degli ambienti criminali, è emerso per autorevolezza e prestigio mafioso, intervenendo a tutela e in
rappresentanza degli interessi del clan FRAGALÀ nell’ambito delle controversie con altre organizzazioni criminali operanti nella capitale, fornendo così un importante contributo alla
conservazione e al rafforzamento del clan.

Relativamente alle attività illecite perpetrate dal sodalizio, sono stati documentati:
 consistenti traffici di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish, individuando i
canali di approvvigionamento (Colombia e Spagna) e le relazioni funzionali allo sviluppo di tali
interessi criminali, intessute con:
 una componente del clan dei Casalesi. Nel corso del biennio 2014-2016, le due strutture
mafiose giungevano finanche a federarsi, elaborando obiettivi comuni e condividendo risorse
economiche ed armi;
 soggetti riconducibili ai clan SANTAPAOLA e CAPPELLO di Catania;
 diversi episodi estorsivi, attuati con metodo mafioso, nei confronti di imprenditori locali anche
sotto forma di “recupero crediti”, nonché approvvigionamenti di armi clandestine e di materiali
esplodenti per il compimento di attentati/danneggiamenti a scopo intimidatorio;
 dinamiche associative, riguardanti i rapporti tra le diverse organizzazioni mafiose operanti nella
Capitale, finalizzate a comporre i dissidi secondo un sistema condiviso di valori e principi
mafiosi, in funzione di un comune interesse al mantenimento di rapporti pacifici per esigenze di
autoconservazione.
Infine, nel corso delle indagini, oltre all’effettuazione di numerosi riscontri investigativi è stato sventato, poche ore dopo la sua consumazione avvenuta a Torvaianica il 03.03.2016, il sequestro di FRAGALÀ Ignazio, il cui movente era connesso ad una controversia sorta in merito al pagamento di una partita di stupefacenti tra il clan FRAGALÀ ed esponenti del clan CAPPELLO di Catania.

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