“Il crac dei supermercati R7”, annullato il sequestro dei punti vendita
La Cassazione ha accolto, in parte, il ricorso di Sisa e ordinato un nuovo giudizio per decidere se mantenere i sigilli ai 7 punti vendita
Il tribunale del riesame di Agrigento non ha motivato adeguatamente il “periculum in mora” ovvero l’esigenza cautelare di mantenere il sequestro. Con queste motivazioni la Cassazione ha accolto, in parte, il ricorso di Sisa e ordinato un nuovo giudizio per decidere se mantenere i sigilli ai 7 punti vendita che, dallo scorso agosto, in seguito alle risultanze di una doppia inchiesta per bancarotta e riciclaggio, sono gestiti dall’amministrazione giudiziaria. E’ stato il secondo filone di indagini, in particolare, a fare scattare il sequestro. Beni e risorse, per oltre 4 milioni di euro, secondo l’accusa, sarebbero stati fatti sparire da una societa’ in vista del fallimento pilotato e “veicolati” su un’altra, costituita per l’occasione con dei prestanome per continuare l’attivita’ dopo essersi liberati di debiti e pendenze.
Con queste accuse, quindi, il gip del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, nell’agosto dell’anno scorso, ha disposto il sequestro preventivo di tutti i supermercati R7 Sisa riconducibili alla “Quadrifoglio” Srl, del capitale sociale e delle merci in magazzino. Rigettata, invece, la richiesta della procura di sequestrare i beni personali e di disporre gli arresti domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, nei confronti di Giovanni Alongi, 87 anni e dei figli Carmelo Elio, 54 anni e Giuseppa Laura, 49 anni. Agli Alongi e a Vincenza Cipolla, 77 anni, moglie e madre dei tre imputati, viene contestata l’accusa di autoriciclaggio per avere fatto sparire, fra il 2018 e l’anno successivo, 4 milioni di euro della vecchia societa’, destinata al fallimento, impiegandoli in quella nuova. I punti vendita, quindi, sarebbero stati “dirottati” alla Sisa group.
La moglie di Alongi, in passato condannato nell’inchiesta di mafia “Akragas”, sostiene l’accusa, con una serie di operazioni finanziarie illecite, avrebbe acquisito oltre il 90 per cento delle quote della Quadrifoglio consentendo cosi’ alla famiglia di tornare in possesso dei supermercati con i 4 milioni di euro della vecchia societa’ che sarebbero stati, invece, destinati a soddisfare debitori, fornitori ed erario. L’indagine si incrocia con una precedente inchiesta, avviata nel 2020, che ha gia’ portato a 4 condanne. Dopo la notifica dell’avviso di chiusura dell’inchiesta, in particolare, uno degli indagati ha collaborato con gli inquirenti e rivelato di essere stato costretto a fare da prestanome descrivendo le operazioni illegali che erano state stipulate fra le due societa’. La Procura, quindi, ha avviato una nuova indagine per antiriciclaggio sfociata nel provvedimento di sequestro che il legale di Sisa, Giovanni Di Benedetto, ha impugnato fino all’accoglimento parziale del ricorso in Cassazione. Nelle prossime settimane sara’ fissata la nuova udienza al tribunale di Agrigento.