Giudiziaria

Mafia: assolto presunto favoreggiatore Messina Denaro

Il gup ha assolto Giuseppe Di Giorgi, arrestato a luglio scorso dalla polizia e dal Ros perché sospettato di aver aiutato il capomafia durante la latitanza

Pubblicato 23 ore fa

Non sarebbe stato uno dei covi di Matteo Messina Denaro il garage di Giuseppe Di Giorgi, arrestato a luglio scorso dalla polizia e dal Ros perché sospettato di aver aiutato il capomafia durante la latitanza. Il gup ha assolto Di Giorgi dai reati di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena e da quello di contraffazione di arma e l’ha condannato a 2 anni e 8 mesi solo per la detenzione illegale della pistola ritrovata nel suo appartamento. Si conclude così, almeno fino all’eventuale appello della Procura che si riserva di leggere le motivazioni della sentenza emessa dal giudice delle indagini preliminari Lorenzo Chiaramente, una misteriosa vicenda iniziata un anno fa.

Gli inquirenti, dopo la cattura di Messina Denaro, analizzando, per ricostruire i movimenti dell’ex latitante, le videocamere ai sorveglianza piazzate nel tempo lungo la strada per Mazara del Vallo, scoprirono che nell’ottobre del 2022, era entrato in auto con la sua amante, Lorena Lanceri, in un residence. Cercando poi nel covo del padrino si scoprì che una delle chiavi trovate apriva il cancello del complesso immobiliare di Mazara. La conferma , secondo i pm, che Messina Denaro era stato all’interno. Perquisendo l’abitazione della sorella del boss Rosalia e quella dell’alias del capomafia , il geometra Bonafede che per anni gli ha prestato l’identità, venne trovata una chiave che apriva il box di Di Giorgi in cui c’erano anche un letto e un cucinotto. Da qui l’ipotesi che il garage avesse potuto ospitare il latitante. Ma all’interno non furono trovate nè le sue impronte nè indizi della sua presenza. In casa di Di Giorgi però venne scoperta una pistola che, mistero nel mistero, aveva la stessa matricola di quella di un carabiniere. Nulla di strano per i legali dell’indagato: l’arma era una vecchia pistola della seconda guerra mondiale e il fatto che avesse la stessa matricola di quella del militare sarebbe spiegabile proprio con l’antica data di fabbricazione. Da qui l’assoluzione dal reato di contraffazione e la condanna per la detenzione illegale della calibro 38 special comunque clandestina. Per il box invece i legali dell’imputato hanno sostenuto che avesse una serratura molto comune che era possibile aprire con più tipi di chiavi. E che la chiave trovata a Rosalia Messina Denaro non era la copia perfetta dell’originale.

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