Giudiziaria

La sparatoria con omicidio a Villaggio Mosè, dissequestrata la concessionaria 

Disposto il dissequestro della concessionaria “AutoXPassione” teatro della sparatoria, culminata con la morte di Roberto Di Falco

Pubblicato 3 settimane fa

La procura di Agrigento ha disposto il dissequestro della concessionaria “AutoXPassione” teatro della sparatoria, culminata con la morte di Roberto Di Falco, avvenuta lo scorso 27 febbraio a Villaggio Mosè. Accolta la richiesta dell’avvocato Salvatore Cusumano che rappresenta il titolare dell’attività commerciale, Lillo Zambuto. Quest’ultimo, persona offesa insieme al figlio, sarebbe stato l’obiettivo di una vera e propria spedizione punitiva sfociata nel sangue. Tre gli indagati: si tratta di Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima; Domenico Avanzato, 36 anni, e Calogero Zarbo, 40 anni (difesi dagli avvocati Santo Lucia, Tony Ragusa e Giovanni Castronovo).

La procura di Agrigento contesta a tutti la sussistenza della fattispecie di omicidio per errore. Una ricostruzione che è stata accolta pienamente dal gip Giuseppe Miceli ma che è stata annullata dal Riesame. Il tribunale della Libertà, pur condividendo pienamente la ricostruzione storica degli eventi, ha ritenuto inidonea la formulazione del capo di imputazione. Per la Procura di Agrigento (inchiesta coordinata dal procuratore Giovanni Di Leo e dal sostituto Gaspare Bentivegna) a premere il grilletto è stata la stessa vittima dopo che Zambuto, come dichiarato dallo stesso, era riuscito con una mossa imparata durante il servizio militare a girare la canna dell’arma verso il suo aggressore. Ed è proprio su questo passaggio che il Tribunale del Riesame, in punta di diritto, muove le sue valutazioni.

In particolare, per i giudici non può essere contestato ai tre indagati l’omicidio per errore poiché trattasi di una fattispecie che si configura quando “vi sia divergenza tra il voluto ed il realizzato dipendente dal cosiddetto errore-inabilità, cioè un errore materiale relativo alla sola fase di esecuzione”. Il Riesame scrive: “È evidente come non sussista alcuna ipotesi di divergenza tra il voluto e il realizzato; l’evento morte è stato cagionato dall’azione cosciente e volontaria posta in essere dalla vittima designata (Zambuto) la quale, spostando il braccio dell’aggressore, ha voluto deviare la direzione dell’arma”. Per i giudici del Tribunale della Libertà, dunque, “Dovrà procedersi ad una scomposizione dell’azione delittuosa con conseguente configurabilità di un tentativo di un omicidio nei confronti della vittima designata (Calogero Zambuto) e del reato di omicidio scrutinato dalla legittima difesa perpetrato dallo Zambuto ai danni di Roberto Di Falco.” 

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