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L’anno nero del turismo: da alberghi a crociere il fatturato è quasi azzerato

I fatturati sono quasi azzerati con una media del -80%

Pubblicato 3 anni fa

Anno durissimo per la filiera del turismo in tutte le sue declinazioni, dall’accoglienza (alberghi, B&B, agriturismi) ai viaggi, e quindi le agenzie di viaggio, i tour operator e le crociere. Il 2020 si chiude con un bilancio in profondo rosso per le aziende di questo settore che contribuisce, in tempi normali, al 13% del Pil e impiega 4 milioni di persone.

I fatturati sono quasi azzerati con una media del -80% e la stoccata finale l’ha data il lockdown delle vacanze natalizie, con i divieti di circolazione delle zone rosse e arancioni, che hanno danneggiato soprattutto le località di montagna, già penalizzate per la chiusura degli impianti sciistici e le città d’arte che vengono da mesi e mesi di vuoto per la mancanza di turisti stranieri. La crisi pandemica ha inferto dunque durissime ferite al turismo, secondo la fotografia scattata da Isnart-Unioncamere il 2020 chiude con 53 miliardi di euro in meno rispetto al 2019. E il 2021 non lascia presagire niente di buono, per i primi tre mesi già si stima una perdita di ricavi di 7,9 miliardi di euro. Un quadro confermato anche per il periodo natalizio dalle stime di Confturismo Confcommercio, secondo cui nelle sole strutture turistico-ricettive tra fine di dicembre e gennaio, mancheranno altri 10,3 milioni di turisti, 3,9 stranieri e 6,4 Italiani, che avrebbero speso non meno di 8,5 miliardi di euro.Per la Confesercenti 70 mila imprese del turismo sono a rischio chiusura e, considerato che una su tre è a guida femminile e sono anche un volano per l’occupazione giovanile, il problema si porrà anche in termini socio economici. A Natale nessuna luce in fondo al tunnel: viaggi bloccati e vacanze di Natale a casa. Già dopo la seconda ondata di pandemia, 7 Italiani su 10 dichiaravano, a fine novembre, che non avrebbero fatto viaggi: ora, con i trasferimenti tra le regioni bloccati di fatto fino a gennaio e le feste da passare nei comuni di residenza, il turismo è azzerato.

ALBERGHI

Ristori insufficienti, 95% dei fatturati e dei posti di lavoro sono a rischio. Le strutture ricettive sono rimaste sempre aperte durante la pandemia ma più volte gli albergatori si sono chiesti per chi, visto che gli arrivi dall’estero si sono quasi azzerati con le città d’arte che, da questa estate, hanno pagato il prezzo più caro per la totale assenza di turisti stranieri, in particolare per le mancate entrate di quelli ‘alto spendenti’ provenienti dagli Usa, dalla Cina e dalla Russia. “Lo schiaffo finale” poi per Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, è arrivato con il decreto Natale che “ha stanziato 650 milioni di euro per tutelare, com’è giusto, i bar e i ristoranti, ma dimentica completamente gli alberghi, che hanno subito danni ancora maggiori”. Gli albergatori lamentano un’assenza di attenzione nei decreti ristori laddove sono stati previsti contributi a fondo perduto con un tetto massimo ad azienda pari a 150 milia euro, una somma che non può certo risolvere le perdite di grandi alberghi e resort che fatturano milioni di euro e neanche di strutture medie. Ultima in ordine di tempo la lettera-appello al Premier Giuseppe Conte e ai ministri del turismo Dario Franceschini e dello Sviluppo Stefano Patuanelli, in cui i principali gruppi alberghieri attivi nel Paese lamentano misure statali di ‘ristoro’ non adeguate e i provvedimenti previsti ‘risibili’, in riferimento alla legge di Bilancio e al Piano nazionale Ripresa e Resilienza per un settore trainante dell’economia italiana. “I dati pubblici evidenziano spietatamente una situazione tragica, senza precedenti. Ad oggi il 95% dei fatturati, dei capitali investiti e dei posti di lavoro delle nostre filiere risultano a rischio” sottolineano gli imprenditori.

 CROCIERE

Dopo una certa ripresa dell’attività nel periodo estivo la linea dura del governo, per evitare la terza ondata a dicembre, ha messo in ginocchio il settore delle crociere, un’eccellenza tutta italiana, con la sospensione di questo modo di viaggiare fino a dopo la Befana. Tra l’altro, si tratta di una grave perdita per l’economia italiana venendo a mancare quasi un miliardo di euro nel 2020 per l’assenza del turismo crocieristico, secondo le stime di Risposte turismo, società di ricerca e consulenza, che ha tastato il polso a questo settore. Infatti, il 2020 si chiuderà con un totale di 796.800 passeggeri movimentati nei porti italiani tra imbarchi, sbarchi e transiti (-93,5% sul 2019), un dato che riporta la movimentazione passeggeri ai valori del 1993.

AGENZIE DI VIAGGI

Anche le agenzie di viaggio non se la passano affatto bene, questa volta non solo per la concorrenza dei giganti del web ma soprattutto per la mancanza di pacchetti da vendere. “Nell’intera filiera del turismo le agenzie di viaggio sono quelle completamente ferme, a fatturato zero” esemplifica Ivana Jelinic, presidente Fiavet- Confcommercio. La prima battaglia economica è stata nella filiera stessa, sui rimborsi. Denaro anticipato per i fornitori che con difficoltà ritornava indietro. I voucher sono stati vitali per non seppellire subito l’intera categoria. Bocciati invece i Buoni Vacanza, “un provvedimento del Mibact pari alla metà dell’investimento totale sul turismo in quel momento, che è stato una leva al consumo da cui sono state escluse agenzie di viaggio e tour operator”. L’estate 2020 ha visto un turismo di prossimità che non ha risolto il problema del settore che deve molto agli stranieri, protagonisti degli arrivi nelle città d’arte, e al nostro turismo verso l’estero, parte decisiva nei fatturati delle agenzie di viaggio italiane. Intanto, stanno arrivando al foto finish i primi contributi a fondo perduto, che coprono le perdite da marzo a luglio 2020 e che sono stati stanziati con i vari decreti emanati dallo scorso maggio in poi. Una prima boccata di ossigeno per le imprese del turismo che chiedono però con urgenza ulteriori interventi.

AGRITURISMI

L’emergenza legata alla diffusione del coronavirus ha colpito duramente anche il comparto degli agriturismi italiani, aziende agricole che offrono ospitalità e ristorazione. La crisi è testimoniata dal “Rapporto Agriturismo e Multifunzionalità 2020″ realizzato dall’Ismea nell’ambito della Rete Rurale Nazionale. Stando all’indagine ben l’86% degli agriturismi dichiara di aver subito una riduzione dei ricavi complessivi, con perdite oltre il 50% dei ricavi per un terzo delle aziende. Tuttavia, in un quadro largamente negativo, se sono ben il 91% le aziende agrituristiche intervistate che dichiarano di aver registrato disdette di pernottamenti, solo la metà dichiara di aver subito un calo nella vendita di prodotti che rappresenta l’unica ”ancora di salvezza” visto che subiscono le stesse restrizioni dei ristoranti anche nel periodo natalizio e analoga sorte di alberghi e B&B con ristori tutt’altro che adeguati.

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