L’insospettabile autista agrigentino che riforniva la droga ai “narcos” di Agira
Un insospettabile autista di una ditta di rifiuti tra i fornitori di un ben organizzato cartello della droga che operava ad Agira
Un insospettabile autista di una ditta di rifiuti tra i fornitori di un ben organizzato cartello della droga che operava ad Agira, nell’Ennese, ma con ramificazioni anche nei vicini centri di Assoro, Regalbuto, Nicosia, Gagliano Castelferrato, Nissoria e Leonforte. C’è anche l’agrigentino Danilo La Greca, 35 anni, di San Giovanni Gemini, tra i sei arrestati nell’ambito dell’inchiesta “Idra”, l’operazione eseguita negli scorsi giorni dalla Polizia di Stato contro un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
Le indagini – coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta – hanno smantellato il gruppo al cui vertice ci sarebbe stato Rosario Cuccia, 72 anni, personalità di spicco nel settore del narcotraffico anche internazionale. Sarebbe stato lui a delineare le strategie e ad assumere le decisioni fondamentali per il coordinamento delle cessioni, il recupero e la divisione dei relativi proventi, nonché per l’individuazione dei fornitori dell’associazione. Ad aiutarlo c’erano altri tre indagati, tutti di Agira: Sebastiano Miano, con il ruolo di organizzatore e coordinatore dell’attività di spaccio, incaricato anche della raccolta dei crediti illeciti dell’associazione; gli altri due – Filippo Scardilli e Filippo Gazzi – erano incaricati di effettuare le singole cessioni e riscuotere i proventi.
All’agrigentino Danilo La Greca, difeso dagli avvocati Salvatore Buggea e Antonio Pellitteri, viene contestato il reato di detenzione, vendita, cessione, trasporto e consegna a terzi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, crack e marijuana. L’indagato, che è comparso nelle scorse ore davanti il gip del tribunale di Caltanissetta Graziella Luparello, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per ora resta in carcere ma ha già annunciato ricorso al Riesame. L’inchiesta “Idra” nasce di fatto con l’arresto, avvenuto il 27 aprile 2023, di Pietro Cuccia e del figlio Rosario (cl. ’99). In breve tempo le attenzioni si sono spostate su Rosario Scuccia, classe 53. Fondamentale, infine, il ritrovamento di un vero e proprio “libro mastro” con appunti, somme di denaro e nomi. Ed è proprio dal sequestro del libro contabile che gli investigatori cominciano a ricostruire la rete di fornitori dei narcos ennesi arrivando a Danilo La Greca, un insospettabile autista di autocompattatori agrigentino.
Tra le pagine del manoscritto appariva una annotazione ben precisa: “Dom: 550 – 300+650+650”. Appariva palese il riferimento a La Greca, atteso che nel corso dell’attività di indagine non è emerso nessun acquirente con il medesimo nome. La Greca in diverse occasioni si recava per lavoro presso il centro di raccolta rifiuti di Agira. In tali circostanze, cedeva stupefacente a Rosario Cuccia e Sebastiano Miano. Il primo incontro tra Cuccia e La Greca avviene il 22 novembre 2023. Il sistema di videosorveglianza comunale consentiva di documentare, dalle ore 08:10, l’incontro presso il centro di raccolta rifiuti di Agira. A riprova della circostanza che il La Greca avesse ceduto stupefacente al Cuccia, si captava una conversazione tra due degli spacciatori del gruppo – Filippo Scardini e Filippo Cuccia – nel corso della quale gli indagati commentavano la qualità della nuova sostanza: “Tu giuru Fulì.. ciù dissi.. u sai chi mi dissi? Ci l’ha miscari.. sinu antura mu dissi.. ma a me nun mi piaci sta cosa..”. Un secondo incontro avveniva ad Agira il 24 novembre 2023. Cuccia e La Greca si incontrano presso il centro di raccolta rifiuti di Agira per poi proseguire a bordo dell’autovettura Bmw, in uso al primo, in direzione di via Vittorio Emanuele nei pressi del bar Trinacria. Il 28 novembre 2023, il compito di ottenere la droga dal La Greca venne assegnato a Miano che, tuttavia, subito prima e subito dopo l’incontro col fornitore si recava presso l’abitazione di Cuccia. Il 29 novembre avviene un altro incontro tra Cuccia e La Greca dove si vede dalle immagini delle telecamere che il primo si avvicinava alla cabina dell’autocompattatore e acquisiva la sostanza stupefacente dal secondo. Stesso identico episodio avviene il successivo 1 e 5 dicembre 2023. Il 6 dicembre si captavano due conversazioni che consentivano di confermare la natura illecita dei rapporti tra Cuccia e La Greca. Nel corso della prima conversazione, il Cuccia contattava La Greca concordano di vedersi il giorno seguente. In quella successiva, tra Cuccia e Miano, si comprendevano le ragioni dell’incontro programmato con La Greca. Infatti Cuccia riferiva che La Greca gli avrebbe consegnato lo stupefacente e che lui lo avrebbe dovuto occultare all’interno di una cavità presente su di un muro, stando attento a non essere osservato “C:..se!…ascuta cccà dumani forsi vena chiddu da munnizza….mi dissi ca vena…..e ci avissi a priparari….deci!…a pò cchiù tardu ta porta iddu….però non ha mettiri intra….mettila intra u muru di ddà…. (….si!…-ascolta qua domani forse viene quello della spazzatura…mi ha detto che viene…e gli dovresti preparare…dieci!….e poi più tardi te la porta lui….però non la devi mettere dentro….mettila dentro il muro di là...) M…unnì?…C:….però non ci iri co scuru Seby….u sai chi mi spagnu co scuru ca ci su di minchia di cosi.. megghiu co lustru quantu nun si vidi ta biersi di ddà….co tustru….co scuru macari ci su di minchi di cosi (…però non ci andare col buio Seby….lo sai che mi spavento col buio che ci sono quei minchia di cosi….meglio con la luce in modo che non si vede….te la sistemi da là….con la luce….col buio pure ci sono quei minchia di cosi…) M:…no nenti c’è ddà….infatti ora iu a Fulippuni ciù dicu…”…si ti servi cosa dimmillu ora in casu ci passu ora fazzu un unicu viaggiu..”.. (….no niente c’è là….infatti io a Filippo gli dico …”…se ti serve quialcosa dimello ora in caso ci passo ora faccio un unico viaggio…”.
Scrive il gip: “Rispetto alla elaborazione del pm sugli estremi costitutivi della figura di reato in questione, ritiene questo giudice di dovere apportare soltanto qualche puntualizzazione. In particolare, come correttamente argomentato dall’organo requirente, la configurazione del reato associativo presuppone: l’esistenza di un vincolo associativo permanente fra tre o più persone; un minimo di organizzazione, anche non strutturata gerarchicamente, ma comunque destinata ad operare anche dopo la consumazione dei singoli delitti programmati; un programma criminoso volto al compimento di una serie indeterminata di delitti previsti dalla legge sugli stupefacenti; la coscienza e la volontà degli associati di apportare un contributo all’associazione [..] Giova poi evidenziare un aspetto. Le investigazioni si soffermano, ad un certo punto, sull’esistenza di una cassa comune tra gli associati, essendo stato localizzato un centro di raccolta dei profitti illeciti, ricavati dal commercio della droga, individuato nel magazzino in uso a Cuccia e a Miano, ove, infatti, non a caso, venivano rinvenuti denaro, droga e pistole. In realtà, ad avviso di questo giudice, nel caso di specie non è pacifica l’esistenza di una cassa comune in senso stretto, in quanto un forziere condiviso presuppone non soltanto che ivi confluiscono tutti i ricavi, ma anche che, a raccolta terminata, si proceda alla spartizione degli utili. Ora, questa fase di distribuzione postuma degli utili non pare essere stata captata dall’indagine, per cui non è dato sapere come venisse remunerato l’apporto individuale, non potendosi escludere, per esempio, che Scardillo e Gazzo, prima del conferimento dei ricavi nella cassa tenuta da Cuccia, trattenessero per sé la quota di spettanza. Tuttavia, deve evidenziarsi come, in diritto, l’esistenza di una cassa comune non costituisce elemento indefettibile dell’esistenza di un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, non potendosi escludere, in difetto di una gestione centralizzata dei ricavi, la sussistenza dell’affectio sociatatis tra gli agenti e la riconoscibilità della condotta dei singoli indagati non già ad azioni individuali, mossa da spinte egoistiche, bensì ad azioni corali, informati ad una logica solidaristico-associativa [..] Pertanto ritiene questo giudice che il modello di associazione finalizzata al narcotraffico non può considerarsi la passiva clonazione dell’archetipo societario civilistico, del quale recepisce senz’altro l’idea della mutualità e della organizzazione condivisa, ma rispetto al quale diverge in punto di cassa comunque, non essendo replicabile con ineluttabilità meccanicistica lo schema della convergenza dei ricavi in un unico centro di raccolta, con successiva distribuzione degli utili. L’organizzazione, nel narcotraffico, deve semplicemente essere diretta alla commissione di un numero non preventivatile di reati rientranti nell’oggetto sociale e deve ricevere il contributo stabile di tutti gli associati, a prescindere dalle modalità di remunerazione di ciascuno di loro. Perciò, non può escluderei la sussistenza dell’associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti se essa ha una struttura multistratica ed opera mediante una serie di contratti e subcontratti di cessione, dal fornitore fino al consumatore finale, nella quale ciascuno degli anelli della catena percepisca la propria percentuale remunerativa all’esito della singola operazione commerciale, e non già all’esito di una distribuzione centralizzata degli utili [..] Orbene, sicuramente è riconoscibile nella condotta dei predetti l’esistenza di una organizzazione, intesa come coordinamento delle risorse umane e strumentali volta al commercio della droga, organizzazione caratterizzata da una evidente tipizzazione dei singoli ruoli associativi: Cuccia e, talvolta, Miano compivano le operazioni di approvvigionamento dello stupefacente; da Cuccia lo stupefacente perveniva a Miano (quando non era quest’ultimo ad eseguire direttamente l’acquisto); Miano lo faceva pervenire a Scardilli e a Gazzo; Scardilli e Gazzo si occupavano della messa in commercio dello stupefacente e della raccolta dei proventi, che facevano pervenire, generalmente ripercorrendo a ritroso la catena organizzativa, a Cuccia (da Scardilli e da Gazzo a Miano; da Miano a Cuccia, tranne i casi In cui Scardilli consegnava i profitti direttamente a Cuccia). Peraltro, una relativa interscambiabilità dei ruoli (in qualche caso, per esempio, era Miano ad eseguire l’approvvigionamento, ma pur sempre sotto l’egida di Cuccia) non vale a smentire l’esistenza di dinamiche perfettamente organizzate all’interno della rete criminale, in quanto, ex adverso, l’ingessatura delle competenze, nell’ambito di una visione rigidamente compartimentata delle funzioni interne, determinerebbe l’esistenza di un organismo anelastico, refrattario a superare le contingenti difficoltà operative (talvolta la surrogazione dell’uno nelle tipiche funzioni associative dell’altro è funzionale a superare il emporaneo impedimento individuale o a rendere più difficoltoso il monitoraggio investigativo dell’azione criminosa, sottraendola ad una prevedibile stereotipizzazione). Pertanto, deve ritenersi che una parziale fungibilità dei rispettivi ruoli associativi, che non degradi in magma operativo, deve essere letta quale fattore prognostico favorevole di longevità dell’associazione. D’altra parte, è innegabile che tutti gli agenti, nell’odierna indagine, aderissero al programma comune di immettere stupefacente nel mercato, consapevoli dell’inserimento della propria condotta in un’azione criminosa di più ampio respiro, riconducibile ad una rete plurisoggettiva organizzata [..]. Un altro aspetto da esaminare è la fondatezza della contestazione dell’aggravante dell’essere l’associazione in questione munita di un armamento, contestazione mossa a Cuccia e a Miano, poiché, al momento del loro arresto nella flagranza del reato di cui all’art. 73 cit., nello stesso magazzino nel quale Miano, dopo avere ricevuto la fornitura di droga da Cuccia, andava ad occultare lo stupefacente, venivano rinvenute anche due pistole. Della detenzione di tali pistole, nel corso dell’interrogatorio di convalida, si assumeva la paternità l’indagato Cuccia, ma, essendo esse state rinvenute insieme alla droga che, nel medesimo magazzino, vi occultava Miano su disposizione del medesimo Cuccia, non ci si può esimere dal valutare anche la posizione del predetto Miano rispetto alla contestazione dell’aggravante del carattere armato dell’associazione. Ora, nel caso di specie le armi possono senz’altro considerarsi dotazione dell’associazione, e non del solo Cuccia che se ne assumeva la proprietà, in quanto esse venivano rinvenute nel magazzino abitualmente frequentato da Mianonella sua attività di occultamento dello stupefacente e confezionamento delle dosi, da destinare al mercato tramite gli altri partecipi dell’associazione”.