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Mafia, lupara bianca e cadavere sciolto nell’acido: 3 ergastoli

Il Gup di Palermo Maria Pino ha condannato tre persone all’ergastolo per l’omicidio – avvenuto col metodo della lupara bianca – di Andrea Cottone, un imprenditore di Villabate (Palermo) scomparso nel novembre 2002 in un altro paese dell’hinterland del capoluogo siciliano, Ficarazzi. Le condanne alla massima pena sono state inflitte a Michele Rubino, Onofrio Morreale e Nicola Mandala’. Il processo si e’ svolto col rito abbreviato. In corte d’assise, col rito ordinario, del delitto sono imputati Ignazio Fontana e Giuseppe Comparetto, mentre Carmelo Bartolone e’ accusato solo di soppressione di cadavere. La scomparsa di Cottone, che venne torturato e strangolato e il cui corpo fu poi disciolto nell’acido, e’ stata ricostruita grazie ai collaboratori di giustizia Mario Cusimano, Stefano Lo Verso, Sergio Flamia e Francesco Campanella. Nicola Mandala’, gia’ condannato all’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Geraci (5 ottobre 2004), per eseguire il delitto si sarebbe fatto autorizzare da Bernardo Provenzano, la cui latitanza fu curata proprio dal gruppo mafioso di Villabate. Il pentito Stefano Lo Verso ha ammesso di avere attirato Cottone in un tranello, ma ha negato di sapere che l’obiettivo di Mandala’, Morreale e degli altri fosse quello di uccidere l’imprenditore. Dopo il delitto, Mandala’ avrebbe trasportato il corpo di Cottone in un altro posto, un deposito di marmo nei pressi di Bagheria (Palermo) dove fu poi disciolto nell’acido. Cottone era uno che dava fastidio e, secondo i pentiti, “si stava allargando troppo e rompeva le scatole”.