“Minacce al collaborante per ritirare accuse contro il boss Massimino”, chieste due condanne
La vicenda è legata ad un segmento investigativo dell’inchiesta “Kerkent”, l’operazione che nel 2019 smantellò la cosca guidata dal boss Antonio Massimino
Tre anni e un mese di reclusione per avere minacciato un collaborante di giustizia e la sua ex moglie al fine di far ritrattare le accuse che entrambi avevano mosso all’indirizzo del boss Antonio Massimino. È la richiesta avanzata questa mattina dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Claudio Camilleri, nei confronti di Giuseppe Gallo, 52 anni, e Vincenzo Mendola, 51 anni. L’accusa è quella di intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso. La vicenda è legata ad un segmento investigativo dell’inchiesta “Kerkent”, l’operazione che nel 2019 smantellò la cosca guidata dal boss Antonio Massimino.
Ai due imputati, uno dei quali peraltro cognato del capomafia, viene contestato di aver minacciato e fatto pressioni – anche offrendo 5 mila euro – sia su un collaborante di giustizia (oggi deceduto) che sulla ex moglie per far ritrattare le accuse che entrambi avevano mosso all’indirizzo del capomafia. Nello specifico un presunto sequestro di persona con annessa violenza sessuale ai danni della compagna del collaborante in una vicenda di recupero crediti. Per queste specifiche accuse il boss Massimino era stato assolto sia in primo che secondo grado salvo poi l’annullamento deciso dal Cassazione che ha disposto un nuovo processo (ancora in corso).
Il processo è in corso davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara. Si torna in aula il 2 luglio per le arringhe degli avvocati Salvatore Pennica e Daniela Posante. Per lo stesso giorno è prevista anche la sentenza.