Giudiziaria

Corruzione, clientele e fogne a Taormina, sospesi ex manager ente

Guardia di finanza e Polizia eseguono misura che dispone sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio e divieto di contrarre con la P.A.

Pubblicato 2 settimane fa

Operazione anti- corruzione dei finanzieri del Comando provinciale di Messina e dei poliziotti di Taormina. Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare personale che dispone la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un ex dirigente del Consorzio Rete fognante di Taormina, gestore dell’impianto fognario della fascia Ionica messinese, e il divieto temporaneo per due imprenditori della provincia di Messina e un professionista, già dirigente dell’ente, di contrarre con la pubblica amministrazione. Il provvedimento cautelare, emesso dal Gip, su richiesta della Procura di Messina, contesta i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, falso materiale e ideologico, truffa e inquinamento ambientale.

Le indagini, condotte dal Commissariato e dalle Fiamme Gialle di Taormina, si sono avvalse di intercettazioni ambientali e accertamenti bancari, hanno messo in luce l’esistenza di un collaudato sistema di cattiva gestione delle funzioni pubbliche, “in totale spregio dei principi di correttezza, trasparenza ed imparzialità che dovrebbero presiedere all’azione amministrativa”, affermano gli inquirenti.

L’operazione di Polizia e Guardia di finanza

In dettaglio, il sistema ruotava attorno alle figure di due dirigenti, rispettivamente responsabili dell’area tecnica e dell’area finanziaria, che gestivano, in maniera clientelare, i lavori di manutenzione dell’ente pubblico, inosservanti della vigente normativa sui contratti pubblici, affidandoli arbitrariamente a certi imprenditori per la realizzazione di scopi personalistici, quali incarichi privati retribuiti ed altre varie utilità economiche. Inoltre, gli investigatori hanno dimostrato che il responsabile tecnico aveva consentito l’utilizzo dell’impianto di depurazione anche in assenza dell’autorizzazione allo scarico, risultata ormai scaduta, e della manutenzione della struttura, obbligatorie per il trattamento a norma di legge delle acque reflue, arrivando persino ad autorizzare uno degli imprenditori colpiti dalla misura restrittiva, allo scarico reiterato di reflui fognari non depurati nelle acque del fiume Alcantara, in totale inosservanza delle prescrizioni, con un significativo danno all’ecosistema fluviale. In merito, il giudice per le Indagini preliminari, considerati i gravi indizi di colpevolezza ed il concreto pericolo di reiterazione del reato, ha disposto il sequestro dell’automezzo utilizzato per il trasporto illecito di rifiuti e scarico abusivo dei reflui fognari, riconducibile ad una società gestita da uno degli imprenditori indagati. L’impianto gestito dal Consorzio, già sottoposto a sequestro nel corso delle investigazioni, è attualmente affidato ad un amministratore giudiziario e risulta regolarmente operativo, in regola con gli interventi di manutenzione previsti per legge.

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