Mafia, processo Mori: “Confidente ucciso per proteggere Servizi segreti”

La figura di Michele Riccio, tra i principali testi dell’accusa all’ex generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, sotto processo in appello per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano dopo una assoluzione in primo grado, è stata al centro della seconda udienza dedicata alla requisitoria del pg Luigi Patronaggio. Riccio, testimone anche davanti al Tribunale che, però, in sentenza rinviò gli atti alla Procura perchè valutasse se procedere nei suoi confronti per falsa testimonianza, ha accusato i due ex ufficiali del Ros di avere dolosamente evitato l’arresto del padrino di Corleone. Il teste, anche lui nell’Arma per anni, ha sostenuto di avere fornito ai colleghi gli strumenti per la cattura del boss grazie alle confidenze ricevute da un confidente: Luigi Ilardo, capo della cosca di Caltanissetta ucciso prima di formalizzare la collaborazione con la giustizia. Riccio, la scorsa settimana, ha deposto anche al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Nel corso dell’udienza i pm hanno comunicato di avere chiesto l’archiviazione dell’indagine aperta su input del tribunale che assolse Mori. Il processo d’appello è stato rinviato al 9 dicembre.
“Secondo il colonnello Michele Riccio l’omicidio del confidente Luigi Ilardo non è legato alla sua volontà di collaborare ma alle sue possibili dichiarazioni sui rapporti fra i Servizi segreti e Cosa nostra”. E’ uno dei passaggi affrontati dal sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio nella requisitoria del processo di appello nei confronti del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, per la mancata cattura del boss, allora latitante, Bernardo Provenzano, a Mezzojuso nel 1995. In primo grado gli imputati sono stati assolti. Il sostituto Patronaggio ha illustrato la requisitoria dinanzi alla Corte di appello presieduta da Salvatore Di Vitale. I due imputati non sono presenti in aula. Luigi Ilardo, ucciso nel maggio 1996, da due anni era il confidente di Michele Riccio, all’epoca alla Dia e poi transitato al Ros. Con il nome in codice “Oriente” informava Riccio sulle dinamiche interne a Cosa nostra, in particolare sulla famiglia mafiosa di Caltanissetta, ma anche sul cambiamento di strategia attuata da cosa nostra, a partire dall’inizio del 1994, con Provenzano che avrebbe deciso la abbandonare la strategia stragista. “C’è stata una improvvisa accelerazione – ha aggiunto Patronaggio – riguardo all’omicidio Ilardo che non può non essere messa in correlazione con le dichiarazioni che lo stesso si apprestava a fare su questo argomento”.