Favara

Venticinque anni fa la morte del piccolo Stefano Pompeo, una ferita aperta per la famiglia

In una nota la zia: “una mano crudele 25 anni fa ha deciso per te, ti ha spezzato le ali…”

Pubblicato 2 settimane fa

Io un giorno crescero’ e nel cielo della vita volero’”. La canzone che ti identifica inizia cosi anima mia, ed era questo che io avrei voluto: che tu crescessi e volassi nel cielo della vita, invece una mano crudele 25 anni fa ha deciso per te, ti ha spezzato le ali, ma solo quelle perché tu amore mio infinito voli lo stesso libero nei cuori delle persone che hanno avuto la fortuna di conoscerti e di apprezzare la tua dolcezza, umanità e il tuo grande amore verso i tuoi simili. Oggi vola, vola felice e che il tuo alito arrivi fino a noi!”. È un dolore ancora forte quello di Laura Pompeo, zia di Stefano Pompeo, l’undicenne di Favara, ucciso il 21 aprile del 1999, quando alcuni colpi di fucile raggiusero la jeep su cui stava viaggiando insieme al papà, tra Favara e Villaggio Mosè, e per lui non ci fu scampo.
Sono passati 25 anni e ad oggi, per quell’omicidio, la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha inviato gli avvisi di garanzia a tre persone, Vincenzo Quaranta e i fratelli Pasquale e Gaspare Alba, già coinvolte nell’operazione “Fratellanza”.
Nomi fatti già anni fa dal pentito Maurizio Di Gati e che sarebbero stati confermati di recente dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta.
Le dichiarazioni più importanti sulla morte di Stefano sono del 19 aprile 2007 (e successivamente integrate con altri interrogatori). Davanti ai pubblici ministeri Fernando Asaro e Gianfranco Scarfò, allora in servizio alla Dda di Palermo, l’ex boss di Racalmuto Maurizio Di Gati afferma: «Dell’omicidio Pompeo posso dire che avvenne mentre io ero in latitanza insieme a Giuseppe Vetro.Io e Vetro lo sapemmo dalla televisione”. Vetro, secondo quanto raccontato da Di Gati, fece dire al padre del bambino che “Cosa nostra non c’entrava niente e che lo avrebbe fatto vendicare”.

La nota del Sindaco Palumbo: “Venticinque anni non sono bastati per onorare il piccolo Stefano Pompeo con la cosa che più di ogni altra gli si deve: il coraggio della verità. La verità sui mandanti di quell’agguato e sui responsabili di quei fatti che lo hanno strappato ad una vita che sarebbe potuta essere ricca, lunga, felice.  Mi rivolgo a chi sa: se pensate di avere una dignità, e non l’avete, parlate. Non vi riscatterà per ciò che avete fatto, o per quello che avete nascosto, ma lo dovete a Stefano, ai suoi genitori, a tutti coloro che lo hanno amato. Lo dovete anche a questa città, perché non sia più associata all’omertà, alla mafia, alla morte”. 

Queste le parole della presidente del Consiglio comunale Miriam Mignemi e il Consiglio comunale tutto.“Siamo vicini alla famiglia che porta il dolore di un vuoto incolmabile per una atroce ingiustizia subita. Stefano è stato strappato a tutta la comunità favarese che non dimentica e non si dà pace, non solo perché Stefano non ci sarà mai più restituito , ma anche perché ancora giustizia non è stata fatta e non si conosce un colpevole dietro lo spettro della mafia”.?

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