Agrigento, condannati i tre scafisti del “caso Diciotti”
La Corte d’Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara con a latere il giudice Giuseppe Miceli, ha condannato alla pena di otto anni di reclusione gli egiziani Ahmed Shalaby Farid, 23 anni, Ashraf Abnibrahim, 39 anni e Al Jezar Mahammed Ezet, 24 anni, considerati gli scafisti che la sera del 16 agosto 2018 […]
La Corte d’Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara con a latere il giudice Giuseppe Miceli, ha condannato alla pena di otto anni di reclusione gli egiziani Ahmed Shalaby Farid, 23 anni, Ashraf Abnibrahim, 39 anni e Al Jezar Mahammed Ezet, 24 anni, considerati gli scafisti che la sera del 16 agosto 2018 condussero un gommone a largo di Lampedusa con a bordo oltre 177 migranti soccorsi poi dalla nave della Guardia Costiera italiana “Diciotti”. Assolto, invece, Shahalom Mohammod, 26 anni, del Bangladesh.
La vicenda è la stessa da cui è scaturita l’inchiesta della Procura di Agrigento a carico dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona aggravato, per aver impedito lo sbarco della nave Diciotti. L’indagine a carico del leader della Lega partì da Agrigento che trasferì poi le carte prima a Palermo e di conseguenza al Tribunale dei Ministri. Il Tribunale dei ministri archiviò per le “condotte” relative ai primi cinque giorni di crisi al largo di Lampedusa dichiarandosi incompetente per i restanti 7 giorni , rinviando gli atti a Catania. Il procuratore etneo Zuccaro chiese l’archiviazione che fu però rigettata dal Tribunale dei Ministri che, di contro, chiese l’autorizzazione al Senato (che la respinse il 20 marzo 2019) a procedere nei confronti di Matteo Salvini.
A carico dei tre egiziani pendono le pesanti accuse di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di uomini e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla violenza sessuale e al procurato ingresso illegale in Italia. A riconoscerli – secondo l’inchiesta della Squadra Mobile di Agrigento coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – proprio i migranti con i quali erano a bordo che – una volta sbarcati – hanno riconosciuto gli scafisti.