Giudiziaria

“Appalti e mazzette”, l’attivismo per le elezioni provinciali: se vince Cuffaro schiaccerà Gallo e Di Mauro

L'inchiesta ha messo a nudo anche un altro aspetto significativo: veniva chiesto agli elettori la foto della scheda elettorale

Pubblicato 3 giorni fa

Il legame tra il mondo della politica e quello dell’imprenditoria si sarebbe manifestato con evidenza anche nelle ultime elezioni provinciali.

Emerge anche questo “spaccato” tra le carte della maxi inchiesta della Procura di Agrigento che ipotizza l’esistenza di un “sistema” in grado di pilotare gli appalti pubblici. Le indagini, tuttora in corso, hanno portato lo scorso 14 maggio all’arresto di cinque persone con le accuse di associazione a delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e altro.

Tra queste spiccano gli imprenditori favaresi Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo oltre che il “super dirigente” Sebastiano Alesci. Tutti – secondo l’ipotesi della Procura guidata da Giovanni Di Leo – farebbero parte di un gruppo al cui vertice vi è l’ex assessore regionale Roberto Di Mauro, anche lui indagato nella stessa inchiesta.

E proprio gli imprenditori, così come il burocrate licatese, sarebbero stati i protagonisti di un certo attivismo manifestato durante le ultime elezioni provinciali concluse lo scorso 27 aprile con la vittoria del candidato designato da Di Mauro: il sindaco di Aragona, Giuseppe Pendolino. Al netto delle eventuali responsabilità penali, e fermo restando che il principio di non colpevolezza riguarda tutti, la Squadra mobile di Agrigento monitora attraverso una corposa attività di intercettazione anche le dinamiche legate alla tornata elettorale.

E agli investigatori, guidati dal vicequestore Vincenzo Perta, balza certamente all’occhio il dinamismo degli imprenditori favaresi e del dirigente licatese nel cercare i voti dei consiglieri comunali che poi si recheranno alle urne per le elezioni di secondo livello.

L’esistenza del legame tra il mondo politico e quello imprenditoriale si percepisce grazi ad alcune telefonate intercettate che hanno per interlocutori l’on. Roberto Di Mauro, l’architetto Alesci e l’imprenditore Luigi Sutera Sardo. Il primo chiama al telefono Alesci per sapere dei voti certi in loro favore provenienti dal comune di Favara. L’architetto Io rassicurava dandogli conferma di un voto e garantiva che avrebbe incontrato l’altra persona in settimana, cosa che  l’ex assessore raccomandava di fare.

Tra il 9 e l’11 aprile vengono intercettate alcune chiamate dell’imprenditore Caramazza che non fa certamente mistero della sua appartenenza allo schieramento Di Mauro, utilizzando il plurale (“da questa parte con noi”) e indicando in un “forestiero” di Licata e nel presidente Pendolino le scelte designate.

A pochi giorni dalle elezioni, invece, sono diverse le chiamate intercettate tra l’onorevole Di Mauro e il dirigente Alesci ma anche quelle tra quest’ultimo e l’imprenditore Sutera Sardo. Il burocrate chiede all’imprenditore conferma di due voti a Favara con la raccomandazione di una fotografia. Gli investigatori collegano l’episodio a quanto accaduto qualche giorno prima poichè, in una intercettazione ambientale, analoga richiesta era stata avanzata da Di Mauro ad Alesci con quest’ultimo che lo rassicurava dopo aver parlato con la consigliera da eleggere.

In un’altra conversazione registrata l’architetto Alesci disquisisce di politica e del peso specifico politico di Di Mauro in relazione alla situazione conflittuale di quest’ultimo con il presidente della regione, Schifani, vicenda nota perché ne hanno parlato tutti i media. Sutera Sardo chiede ad Alesci, in ragione dei dissapori tra Di Mauro e Schifani se il primo comandasse ancora. E ricevuta risposta affermativa spiega che così continuando l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro avrebbe schiacciato sia Di Mauro che Riccardo Gallo, entrambi politici di peso nel contesto della politica regionale. Per Sutera Sardo le elezioni provinciali sono un banco di prova decisivo e  se Gallo e Di Mauro dovessero perdere le elezioni  provinciali, Cuffaro li schiaccia e non li avrebbe fatto più muovere.

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