Giudiziaria

Inchiesta Condor, Galvano si difende: “Non c’entro nulla”

L’atto intimidatorio è avvenuto nel marzo 2020 quando nel deposito furono bruciate 12 automobili per un danno stimato in circa 20 mila euro

Pubblicato 1 anno fa

L’imprenditore Salvatore Galvano, titolare di un deposito giudiziario ad Agrigento, respinge le accuse contestategli nell’ambito dell’operazione Condor. L’uomo, finito ai domiciliari, è accusato di aver fatto parte (insieme a Ignazio Sicilia e Domenico Lombardo) del commando che bruciò il deposito di una ditta concorrente.

L’indagato, difeso dagli avvocati Salvatore Pennica e Francesco Accursio Mirabile, è comparso ieri davanti il gip del tribunale di Palermo Filippo Serio: “Conosco Sicilia e Lombardo ma quel giorno non abbiamo avuto contatti. Non avrei avuto motivo di fare una cosa del genere considerato che la ditta concorrente non si occupava più dei depositi giudiziari”.

L’accusa della Dda è danneggiamento a seguito di incendio aggravato dal metodo mafioso. La circostanza aggravante però non è stata riconosciuta dal gip. L’atto intimidatorio è avvenuto nel marzo 2020 quando nel deposito furono bruciate 12 automobili per un danno stimato in circa 20 mila euro. 

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