Giudiziaria

L’appalto dello stadio di Licata e il manto erboso portato a casa dell’amica del dirigente comunale 

Tra le gare d’appalto finite nel mirino della procura di Agrigento c’è anche quello relativo alla riqualificazione dello storico stadio “Dino Liotta”

Pubblicato 5 ore fa

I lavori erano stati formalmente aggiudicati da una ditta leccese ma in realtà a svolgerli – attraverso un subappalto non autorizzato – è stata un’impresa di Favara. Tra le gare d’appalto finite nel mirino della procura di Agrigentonell’inchiesta che ha portato all’arresto di quattro imprenditori e del dirigente dell’ufficio tecnico di Licata – c’è anche quello relativo alla riqualificazione dello storico stadio “Dino Liotta”. (I NOMI DEGLI INDAGATI)

Anche in questo caso, così come in tanti altri, il protagonista della vicenda è Sebastiano Alesci, potente dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Licata. Il burocrate, finito ieri ai domiciliari, è accusato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e per aver violato le leggi in materia di subappalti. Quest’ultima contestazione è mossa anche a due imprenditori: il titolare della ditta leccese aggiudicataria (almeno sulla carta) dell’appalto e l’amministratore dell’impresa di Favara che in realtà li ha eseguiti. Si tratta di una gara di appalto  di quasi 300 mila euro che prevedeva la manutenzione ordinaria delle tribune, la riqualificazione del campo di calcio e la ristrutturazione degli spogliatoi. 

Per la procura di Agrigento, Alesci avrebbe affidato in subappalto i lavori alla ditta favarese circa un anno prima della ratifica dell’autorizzazione – prevista per il settembre 2025 – permettendo così all’imprenditore di presentare lo stato di avanzamento dei lavori e incassare la somma. Al riguardo emerge anche un episodio, così ricostruito da inquirenti e investigatori, che configurerebbe appunto il reato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio: il dirigente comunale avrebbe suggerito all’imprenditore di Favara di portare parte del manto erboso dello stadio Dino Liotta – due rotoli di erba sintetica lunghi 60 metri – a casa di un’amica del capo dell’ufficio tecnico così retribuendolo atteso che l’esecuzione dei lavori in subappalto (non ancora autorizzato) era già in corso da quasi un anno. 

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