Giudiziaria

Morto senza soccorsi in casa di cura a Palermo, indagata titolare

Dopo la denuncia dei familiari la Procura ha aperto un fascicolo d'inchiesta sulla morte di Emanuele Pizzimenti di 69 anni

Pubblicato 38 minuti fa

Lo avevano appositamente affidato alle cure di una struttura protetta perché fosse meglio seguito, ma si è sentito male e nessuno ha inspiegabilmente allertato i soccorsi. In seguito alla denuncia dei familiari, assistiti da Studio3A, la Procura di Palermo, per il tramite del Pubblico Ministero dott.ssa Francesca Dessì, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo sulla morte di un palermitano di 69 anni, Emanuele Pizzimenti , iscrivendo nel registro degli indagati D. S., 52 anni, la responsabile della Casa Famiglia “Zia Pina”, sempre di Palermo, dove la vittima era ricoverata e dove si è verificata la tragedia, e A. B., 67 anni, l’operatore in servizio al momento del fatto, la notte di domenica 15 giugno 2025.

Il Sostituto Procuratore ha altresì disposto l’autopsia sulla salma, posta sotto sequestro, per accertare le cause del decesso ed eventuali responsabilità, conferendo l’incarico nel pomeriggio di ieri, lunedì 16 giugno, negli uffici della Procura, ai medici legali dott. Giuseppe Davide Albano e dott.ssa Simona Contorno dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico, che procederanno con l’esame nella camera mortuaria dello stesso ospedale mercoledì 18 giugno alle ore 18.30. Alle operazioni peritali parteciperà quale consulente tecnico per la parte offesa anche un medico legale già messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei dritti dei cittadini a cui si sono affidati per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia i congiunti del sessantanovenne, attraverso il consulente per la Sicilia Alessio Tarantino e con la collaborazione dell’avvocato Ornella Maria Cialona.

Pizzimenti, pensionato, era affetto da Alzheimer, aveva dunque bisogno di assistenza continua e dopo la morte della moglie i figli, lo scorso febbraio, lo avevano perciò collocato presso la casa famiglia “Zia Pina” perché fosse seguito nel migliore dei modi. Ma alle 5.30 del mattino di domenica la figlia ha ricevuto, come un fulmine a ciel sereno, la telefonata della responsabile della struttura che le comunicava che il padre durante la notte era stato male, aveva avuto diarrea, faceva fatica a respirare ed era infine deceduto. La donna e il fratello si sono quindi precipitati presso la casa per capire cosa fosse accaduto, chiedendo spiegazioni all’operatore in servizio, che ha confermato come Pizzimenti avesse avuto una scarica di diarrea la sera di sabato non riuscendo a consumare per intero la cena e come alle 3.30 della notte seguente avesse notato che respirava male. Alla domanda sul perché non avesse allertato i soccorsi, A. B. ha spiegato di aver chiamato solo la sua responsabile sentendosi rispondere, a quanto ha riferito, che il paziente era solito respirare in modo affannoso e di non preoccuparsi. Sconcertati da tali risposte, e non riuscendo a capacitarsi del perché non fosse stato richiesto per tempo l’intervento di un’ambulanza, i congiunti della vittima hanno contattato direttamente il 112 raccontando quando accaduto al proprio caro e gli agenti della Polizia di Stato alle 6.30 di domenica mattina hanno subito raggiunto la casa famiglia per tutti gli accertamenti del caso, contattando contestualmente anche il personale medico del 118, che ha poi constatato il decesso.

I figli del pensionato, nel pomeriggio della stessa domenica, hanno quindi formalizzato la denuncia querela presso il commissariato di Porta Nuova, chiedendo all’autorità giudiziaria di fare chiarezza sui tragici accadimenti, accertando innanzitutto le cause della morte, se il padre si sarebbe potuto salvare nel caso in cui fosse stato trasportato per tempo all’ospedale e se quindi se si configurino responsabilità penali a carico della responsabile e degli operatori di “Zia Pina”. Istanza immediatamente riscontrata positivamente dalla Procura palermitana con l’apertura di un fascicolo da parte della dott.ssa Dessì e i primi provvedimenti.

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