Giudiziaria

“New Connection”, annullata richiesta di rinvio a giudizio: rischio scarcerazione per 33

Un errore da coronavirus potrebbe portare alla scarcerazione di 33 indagati del procedimento denominato “New connection”: erano imputati, ma ora sono tornati a essere indagati. Il gup del tribunale di Palermo, Elisabetta Stampacchia, ha dichiarato nulla la richiesta di rinvio a giudizio, perche’ presentata tre giorni prima del termine minimo di 20 giorni dall’avviso di conclusione […]

Pubblicato 5 anni fa

Un errore da coronavirus potrebbe portare alla scarcerazione di 33 indagati del procedimento denominato “New connection”: erano imputati, ma ora sono tornati a essere indagati. Il gup del tribunale di Palermo, Elisabetta Stampacchia, ha dichiarato nulla la richiesta di rinvio a giudizio, perche’ presentata tre giorni prima del termine minimo di 20 giorni dall’avviso di conclusione delle indagini. Un errore, di cui si sono resi conto i difensori, legato all’emergenza covid-19: i pm Amelia Luise e Giovanni Antoci avevano infatti depositato l’avviso che dichiara la chiusura delle degli accertamenti il 5 maggio, quando ancora si era nel periodo del lockdown. 

Poiche’ per legge i termini erano sospesi fino all’11 maggio, l’avviso si considera depositato il 12 maggio e quindi, dato che devono passare 20 giorni almeno per la richiesta di processo, la procura non avrebbe potuto proporre il giudizio per gli imputati prima dell’1 giugno. Invece la richiesta e’ stata presentata il 29 maggio, tre giorni prima: da qui la necessita’ di rifare tutto da capo, col rischio che il termine di custodia cautelare scada il 21 settembre o, secondo alcune interpretazioni difensive, addirittura prima. Adesso sara’ comunque corsa contro il tempo per evitare che, tra gli altri, tornino liberi Tommaso Inzerillo, detto “u muscuni”, e il cugino Francesco, detto “Franco u truttaturi”, quest’ultimo fratello di Totuccio Inzerillo, assassinato nella guerra di mafia del 1981. Proprio per evitare il suo stesso destino molti degli Inzerillo, ma anche degli Spatola, dei Gambino, dei Buscemi, dei Sansone, scapparono negli Stati Uniti, da dove sono rientrati all’inizio degli anni 2000, suscitando proteste e malumori che soltanto adesso in Cosa nostra vengono superati, in un momento in cui si serrano le fila per riorganizzare i vertici dell’associazione criminale.

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