Mafia

La relazione della commissione antimafia: “Ad Agrigento nessuna associazione antiracket, pizzo fondamentale per clan”

E' quanto emerge dalla mappatura effettuata dalla Commissione antimafia Ars nelle nove province della Sicilia

Pubblicato 1 mese fa

L’attività estorsiva continua ad essere il tratto fondamentale di Cosa nostra, garantendo oltre all’accumulazione di denaro, l’affermazione della propria presenza sul territorio. E’ quanto emerge dalla mappatura effettuata dalla Commissione antimafia Ars nelle nove province della Sicilia. Le audizioni con i Comitati dell’ordine e della sicurezza di tutte le province siciliane – iniziate a febbraio 2023 a Castelvetrano e concluse a Catania a settembre – hanno segnalato come ”alla recrudescenza del fenomeno estorsivo sia connessa una minore capacità del sistema imprenditoriale siciliano di reagire, sia in termini di denunce che in termini di reazione, con numerosi casi in cui, al contrario, è l’imprenditore o il commerciante a cercare, di sua sponte, la protezione dei clan per la cosiddetta messa a posto”.

Un dato a cui si affianca, sottolinea la Commissione, ”un preoccupante sfilacciamento del tessuto sociale che, invece, sull’onda emotiva successiva alle stragi di mafia, si era schierato contro lo strapotere delle mafie. Una caduta della tensione che si è tradotta in un sentimento di indifferenza che ha determinato l’assenza di associazioni antiracket in alcune province siciliane o la loro cancellazione per inattività, riducendo la loro funzione, in alcuni casi, alla mera assistenza legale della vittima di estorsione senza che ciò si traduca in una attività di prevenzione e sensibilizzazione contro il racket”. Sono 30, in tutto, le associazioni antiracket registrate nell’Isola, 31 se si considera quella in attesa di iscrizione a Ragusa dove, nel 2021, ben tre associazioni sono state cancellate per inattività.

Nella provincia di Agrigento, invece, non risulta alcuna associazione iscritta all’albo prefettizio. Di fronte all’evidenza delle inchieste, poi è emerso come gli estorti abbiano spesso negato di essere vittime. In questo contesto, evidenzia la Commissione Ars, il racket ”si è trasformato nel pagamento generalizzato di piccole somme che, a fronte di minori entrate, hanno garantito una certa acquiescenza da parte degli operatori economici tradottasi in una collaborazione quasi spontanea degli estorti”. Una mafia ”meno pressante ma capillare, all’insegna del pagare meno ma pagare tutti”. Le audizioni hanno inoltre evidenziato la presenza di nuove forme di raccolta del pizzo, anche attraverso le forniture e i servizi, con gli stessi estortori che emettono fattura per le loro attività nei confronti degli estorti.

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