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Mafia, blitz Assedio: tutti chiedevano udienza al boss Occhipinti (ft e vd)

dEra uscito dal carcere nell’ottobre 2017 e immediatamente, come nella più consolidata tradizione mafiosa, aveva ripreso il controllo della famiglia di Licata imponendo estorsioni, dispensando consigli, appianando contrasti. I FERMATI. Vincenzo Bellavia, 33 anni di Licata;Angelo Graci, inteso “Trappolina“, 32 anni di Licata;Angelo Occhipinti, inteso “Piscimoddu”, 64 anni di Licata; Giuseppe Puleri, inteso “Peppe”, 40 […]

Pubblicato 5 anni fa

dEra uscito dal carcere nell’ottobre 2017 e immediatamente, come nella più consolidata tradizione mafiosa, aveva ripreso il controllo della famiglia di Licata imponendo estorsioni, dispensando consigli, appianando contrasti.

I FERMATI. Vincenzo Bellavia, 33 anni di Licata;Angelo Graci, inteso “Trappolina“, 32 anni di Licata;Angelo Occhipinti, inteso “Piscimoddu”, 64 anni di Licata; Giuseppe Puleri, inteso “Peppe”, 40 anni di Campobello di Licata;Giuseppe Scozzari, 46 anni di Licata;Raimondo Semprevivo, 47 anni di Licata, Giuseppe Salvatore Spiteri, 46 anni di Licata.

Tutti andavano a bussare alla porta di Angelo Occhipinti, 64 anni di Licata, inteso “Piscimoddu”, fermato insieme ad altre sei persone all’alba di oggi dai carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, guidato dal colonnello Giovanni Pellegrino, dai militari della Compagnia di Licata, agli ordini del capitano Lucarelli, e da quelli del Nucleo Investigativo, comandanti dal colonnello Rodrigo Micucci

Dal suo capannone, divenuto un vero e proprio fortino con tanto di guardie e cani di grossa taglia, amministrava come una vera autorità il sottobosco criminale (e non solo) del grosso centro agrigentino: chi si rivolgeva a lui per compiere dei furti in abitazione ed avere la sua approvazione; un gioielliere del paese, ricevuta una intimidazione con due cartucce, piuttosto che andare dai carabinieri a denunciare l’accaduto si è subito attivato per chiedere “udienza” al boss. Quest’ultimo era riuscito anche ad intervenire su una “messa a posto” di un lavoro edile in Germania dove, a fronte di una richiesta estorsiva di dieci mila euro, era riuscito ad ottenerne cinque. 

Poi – come è emerso questa mattina nel corso della conferenza stampa – c’era anche un ex consigliere comunale, decaduto nel 2008, che a fronte del furto di uno scooter tentò di individuare motore e responsabili attraverso la mediazione di Occhipinti.

Occhipinti che, secondo l’attività di indagine dei carabinieri, era riuscito ad eleggere grazie ai voti della famiglia in consiglio comunale Giuseppe Scozzari, funzionario dell’Asp in servizio all’ospedale di Licata, immortalato dalle telecamere dei carabinieri a braccetto proprio con il boss del paese. In cambio, secondo gli inquirenti, Scozzari avrebbe garantito favori a persone indicate da Occhipinti. 

L’INTERCETTAZIONE. “Per me buono Pullara e’… che la gente che vuole mangiare buoni sono… almeno sai che se ci vai per una cosa… dipende lui come e’ attaccato… prende e te lo fa’…[…]Quando non mi interessano le cose che non mi interessano, non le tratto … Pullara le fa! C’e’ stata una cosa… senza che ci sono andato… gli ho detto che si deve mettere da parte e si e’ messo da parte… Angiole’ – diceva Occhipinti al suo interlocutore – che minchia ti devo dire tutte cose? Pullara e’ buono! Perche’ e’ mangiataro, vuole mangiare con sette forchette”.Cosi’ Angelo Occhipinti, ritenuto il capo della cosca di Licata, si esprime a proposito del deputato centrista dell’Ars, Carmelo Pullara, componente anche della commissione regionale antimafia. Il parlamentare ha gia’ respinto ogni accusa e si e’ sospeso dall’Antimafia regionale. La conversazione avviene il 20 maggio dell’anno scorso, nel magazzino che il boss utilizzava per i suoi incontri.

Dopo le operazioni Opuntia, sul versante belicino, e quella Montagna, eseguita nel gennaio 2018, i carabinieri assediano (da qui il nome dell’odierno blitz) anche questa porzione di terra che era rimasta apparentemente fuori dall’attività di indagine.

Oltre cento carabinieri, su provvedimento della Dda di Palermo con il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituto Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, hanno eseguito i fermi e contestuali perquisizioni: rinvenuti 30 mila euro in contanti oltre che un jammer, un dispositivo in grado di alterare le frequenze e rendere difficoltose le operazioni di ascolto da parte degli investigatori. 

Le indagini proseguono per accertare ulteriori episodi e personaggi che gravitavano nella sfera di controllo di Angelo Occhipinti. Intanto gli interrogatori si svolgeranno venerdì mattina davanti il gip del Tribunale di Agrigento Stefano Zammuto.

Soldi in contanti sequestrati durante il blitz Assedio

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