Corruzione, il presidente dell’Ars Galvagno in aula: “Non mi dimetto”
In aula il presidente del'Ars ha riferito sull'indagine che lo riguarda
“Questa Assemblea non è un tribunale e questa seduta non è un processo. Ho grande rispetto del Parlamento e ho letto moltissime dichiarazioni: non credo di essere una persona attaccata alla poltrona e prendo atto che c’è chi mi chiede di fare passo indietro e chi due passi in avanti. Non credo possa esserci rispetto di una istituzione senza rispetto della Costituzione”. Così il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, riferendo all’aula sull’indagine che lo riguarda.
Il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvango, è indagato dalla procura di Palermo per corruzione. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, alcuni fondi che l’esponente di Fratelli d’Italia avrebbe dirottato su due imprenditori in cambio di alcune utilità e, nello specifico, incarichi per i suoi collaboratori. Galvagno, che è stato interrogato due settimane fa dallo stesso procuratore De Lucia, si dice estraneo ai fatti e nega qualsiasi accordo corruttivo.
“Se domani decidessi di dare seguito a questa richiesta di dimissioni finirei per affermare un principio a mio parere abbastanza discutibile: che un messaggio veicolato su canali digitali possa avere più peso della Costituzione – ha aggiunto -. Rispetto il pensiero di tutti ma sottolineo che parliamo di un’indagine non conclusa e che eventualmente dovrà passare da tre casi di giudizio. In assenza di elementi conclusivi sull’indagine ho ritenuto in un primo momento che un mio intervento in aula potesse essere distorsivo del sistema. Non voglio sentirmi e non mi sento differente dagli altri. Dai giornali apprendo ciò che non è neanche nelle mie disponibilità di indagato: ho appreso che la stampa, che fa il suo lavoro, ha piu informazioni di me e che anche altri sono in possesso di atti che io non ho e che circolano liberamente”, ha dichiarato il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno.
A presiedere la seduta convocata per dibattere sull’indagine in corso che oltre a Galvagno vede indagata per corruzione anche l’assessore regionale al Turismo Elvira Amata, anche di FdI, Sabrina De Capitani, che si è dimessa da portavoce di Galvagno, e le imprenditrici Marcella Cannariato, vice presidente della Fondazione Dragotto, e Marianna Amato, è il vice presidente vicario Nuccio Di Paola del M5s. In aula è presente anche il governatore della Sicilia Renato Schifani.
“Non chiederemo le dimissioni per qualcuno che riceve un avviso di garanzia, che è un elemento di reciproca tutela per chi svolge l’attività investigativa e chi è indagato: è evidente che chi come noi ha una funzione pubblica deve tenere conto del sistema complessivo delle regole a tutela dei cittadini ma anche delle istituzioni”. A dirlo è il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in risposta all’intervento del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno nell’aula di Palazzo dei Normanni. “Mi auguro che questa vicenda possa chiudersi con un’archiviazione, ma al di là delle eventuali responsabilità penali questa vicenda ci racconta un contesto di degrado – prosegue Cracolici -. Se i collaboratori di una figura del sistema politico possono ritenersi al di sopra della legge, con sistemi di scambio o attività corruttive, allora ci si deve interrogare. Dobbiamo tutti alzare il livello di responsabilità, non deve passare l’idea che il Parlamento sia un ruolo criminogeno ma nessuno può utilizzare singoli provvedimenti come tornaconto personale”.
“In attesa della decisione della Procura di Palermo, presidente Galvagno si deve auto-sospendere e nel caso fosse rinviato a giudizio, io non glie lo auguro, si dovrà dimettere”, ha dichiarato il vice presidente dell’Antimafia siciliana, Ismaele La Vardera.
“C’è un vero massacro mediatico contro il presidente Gaetano Galvagno. Come garantisti diciamo no alla gogna mediatica, no ai processi sui giornali e no ai processi in parlamento. A giudicare devono essere esclusivamente i giudici”. Così il capogruppo della Dc all’Ars Carmelo Pace che ha ribadito la “piena fiducia” della Democrazia Cristiana al numero uno di Sala d’Ercole.
‘‘Ci troviamo di fronte a una vicenda che coinvolge il vertice della rappresentanza parlamentare siciliana. È per questo fortemente apprezzabile l’iniziativa del Presidente Gaetano Galvagno di riferire personalmente all’Aula, dimostrando grande sensibilità istituzionale e rispetto per l’Assemblea’‘. Lo ha dichiarato il deputato regionale di Grande Sicilia, on. Giuseppe Lombardo, intervenendo all’Ars in merito alla vicenda giudiziaria che coinvolge il Presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. ”È altrettanto condivisibile – ha proseguito Lombardo – la prudenza espressa da Galvagno nei confronti di un’indagine ancora in corso, sulla quale si sono però già addensati sospetti e pressioni mediatiche senza precedenti. In questi giorni abbiamo assistito a un vero e proprio linciaggio mediatico che ha oltrepassato i limiti della libera informazione, compromettendo il diritto alla difesa e ledendo la reputazione e la dignità della persona coinvolta. Prima del Presidente, prima del politico, c’è l’uomo. Ed è doveroso tutelare la dignità di chi, ad oggi, è semplicemente un indagato e non un imputato, né tantomeno un condannato”. ”Come rappresentanti delle istituzioni – ha concluso il deputato di Grande Sicilia – abbiamo giurato sulla Costituzione, che sancisce la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, e sulla nostra Costituzione non sono consentite valutazioni a convenienza. È nostro dovere riportare questa vicenda all’interno della cornice dello Stato di diritto, nel rispetto sia dell’indagato sia della magistratura, nel cui operato continuiamo a riporre piena fiducia, come massimo baluardo della legalità nel nostro Paese. Per questo incoraggiamo il Presidente Galvagno ad andare avanti con il consueto equilibrio e senso di responsabilità che ha dimostrato sino ad ora. In questo percorso potrà contare sul nostro sostegno’‘.
“So che significa avere questi pesi, significa non dormire, significa pensare a chissà quali complotti si stanno facendo alle nostre spalle… per cui, presidente Galvagno, non posso che augurarle che questa inchiesta si svolga velocemente”. Così il deputato regionale Gianfranco Miccichè.
“La vicenda Galvagno si concluderà con una richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio, ma di sicuro i comportamenti addebitati appaiono assolutamente inopportuni e incompatibili con il ruolo di Presidente dell’Assemblea regionale. Da tutto ciò, a uscire fortemente malmenata è l’istituzione Ars, pertanto occorre che si riveda il metodo di lavoro per le prossime manovre economiche, cominciando con l’eliminare il ricorso ai maxiemendamenti che spesso possono nascondere manovre non sempre trasparenti”.
Lo ha detto oggi in aula il capogruppo del M5S Antonio De Luca.
“A prescindere dal risvolto giudiziario dell’indagine che la Procura di Palermo sta conducendo con scrupolo e serietà, alcuni comportamenti mal si conciliano con il ruolo rivestito dal presidente del Parlamento siciliano – ha detto De Luca – occorre trovare un criterio per dare serenità ai prossimi lavori, rivedendo la procedura con cui noi affrontiamo gli strumenti finanziari e quindi probabilmente quest’Aula deve prendere la decisione anche di abbandonare le logiche del maxiemendamento”.
De Luca ha messo l’accento anche sulla gestione dell’assessorato al Turismo da parte di Fratelli d’Italia, cosa su cui andrebbe fatta grande chiarezza e di cui Schifani dovrebbe prendere atto “procedendo alla revoca della delega ai patrioti”. “Ieri – ha affermato De Luca – è venuta fuori la notizia che anche l’assessore Amata è indagata. Sono anni che, come Movimento, chiediamo invano la convocazione di una seduta d’aula per trattare la questione See Sicily e Cannes. Sono tantissime le cose alle quali avremmo voluto avere risposte”.