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Fuga e latitanza di Cesare Genova: 1 condanna e 8 assoluzioni

I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Angela Wilma Mazzara, hanno condannato alla pena di 5 anni e 6 mesi di reclusione Cesare Genova, originario di Delia, ergastolano fuggito nel 2010 dal carcere di Rebibbia durante un permesso premio e arrestato l’anno seguente nelle campagne di Palma di Montechiaro.  Nell’inchiesta […]

Pubblicato 6 anni fa

I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Angela Wilma Mazzara, hanno condannato alla pena di 5 anni e 6 mesi di reclusione Cesare Genova, originario di Delia, ergastolano fuggito nel 2010 dal carcere di Rebibbia durante un permesso premio e arrestato l’anno seguente nelle campagne di Palma di Montechiaro. 

Nell’inchiesta della Procura di Agrigento – in cui si ipotizzava una rete di fiancheggiatori che avesse appoggi anche tra le forze dell’ordine – erano coinvolti anche tre appartenenti dell’Arma dei Carabinieri che, secondo l’impianto accusatorio, avrebbero garantito o quantomeno omesso la presenza del latitante in quel territorio: si tratta di Umberto Cavallaro e Giuseppe Federico, che hanno incassato l’assoluzione per tutti i capi di imputazione con formula piena, e di Andrea Mirarchi, assolto per alcuni capi di imputazione mentre la prescrizione è intervenuta per altri. 

Non doversi procedere – per estinzione del reato – pure nei confronti dei presunti fiancheggiatori che avrebbero aiutato Cesare Genova negli spostamenti e gestito la sua latitanza: si tratta dei fratelli palmesi Francesco e Calogero Burgio,del romano Aurelio Nardella e della sambiagese Carmela Forte e del marito Vincenzo Noto. 

La vicenda nasce nel maggio 2011 quando fu denunciata una rapina nel terreno di proprietà di una persona defunta. In quell’occasione fu segnalato il numero di targa di un’auto che si aggirava con sospetto in quel luogo e, dopo un controllo, risultò intestata al carabiniere Mirarchi (che è stato assolto per questa vicenda). Da quel momento viene intercettato e pedinato dai suoi stessi colleghi che scoprono una rete composta dagli altri odierni imputati. Dall’arresto di un bracciante agricolo che lavorava nei campi dei fratelli Burgio si arrivò alla conferma della presenza di tale “Zio Peppe” ovvero Cesare Genova che fu arrestato dai carabinieri di Licata.

Il pubblico ministero Alessandra Russo, durante la requisitoria, aveva definito “desolante” il quadro che si era prospettato avanzando richieste di condanna nei confronti di Cesare Genova (9 anni e 6 mesi) e Vincenzo Noto (2 anni) chiedendo l’assoluzione per tutti gli altri.  

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Santo Lucia, Salvatore Pennica e Calogero Meli.

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