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La droga, l’ex massone e l’intercettazione: 3 arresti legati a Matteo Messina Denaro (vd, le intercettazioni)

Tre persone sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettuale di Palermo su una associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di Cosa nostra siciliana e all’ombra del latitante Matteo Messina Denaro. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip e’ stata eseguita da carabinieri del Ros […]

Pubblicato 5 anni fa

Tre persone sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettuale di Palermo su una associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di Cosa nostra siciliana e all’ombra del latitante Matteo Messina Denaro. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip e’ stata eseguita da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani e da militari del Gico del nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo. Sono in corso in tutto il territorio nazionale decine di perquisizioni, che vedono impiegati oltre 100 militari dell’Arma e delle Fiamme gialle, supportati da unita’ cinofile, e riguardano abitazioni e luoghi nella disponibilita’ degli indagati.

Gli arrestati sono l’ex avvocato Antonio Messina, 73 anni, che viveva ormai a Bologna, ai domiciliari per ragioni d’eta’; in carcere sono finiti Giacomo Tamburello, di 59 anni, e Nicolo’ Mistretta, di 64. Sono tutti originari di Campobello di Mazara e con numerosi precedenti per traffico di droga. Secondo gli inquirenti avrebbero importato grosse quantita’ di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia. Numerosi i sequestri effettuati a partire dal 2013: in particolare oltre 240 chilogrammi di droga, destinati alle piazze milanesi dello spaccio, furono intercettati a Carate Brianza; un’altra “partita” di 180 chili fu ceduta a clienti di origine calabrese, mentre un carico di di sessanta chili fu sequestrato nel 2015 in Toscana. La vendita della droga avrebbe fruttato sul mercato al dettaglio circa un milione e mezzo di euro.

 Il boss latitante Matteo Messina Denaro, indicato semplicemente come “Iddu”, potrebbe essersi fatto accompagnare nella stazione di Trapani a bordo di una Mercedes da uno dei suoi favoreggiatori. Il particolare emerge dall’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato all’arresto di tre presunti narcotrafficanti. Gli investigatori hanno intercettato l’avvocato Antonio Messina, anziano massone radiato dall’albo per i suoi precedenti, mentre parlava con Giuseppe Fidanzati, che risulta solo indagato. Si tratta di uno dei figli del boss dell’Acquasanta, Gaetano Fidanzati, oggi deceduto, che aveva fatto di Milano la base operativa dei traffici di droga.

Anche il figlio del capo mafia ha scontato una condanna per traffico di droga. I due facevano riferimento ad un “ragazzo” di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, che era stato arrestato. In particolare Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con “Iddu” (lui ndr) che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo “Mimmu”. Non e’ chiaro se “Iddu” sia riferito a Guttadauro o, come invece sospettano gli investigatori, al superlatitante Messina Denaro.

Operazione Eden-Pequeno, le intercettazioni

L’avvocato Antonio Messina, arrestato all’alba di oggi dalla Guardia di Finanza e dal Ros di Palermo, nell’ambito dell’operazione Eden 3, secondo gli inquirenti “ha assunto particolare rilievo” perché “si è anche adoperato per dirimere i contrasti insorti per ragioni economiche tra gli associati, sviluppando nell’hinterland milanese degli incontri con Nicolò Mistretta e altri importanti esponenti della criminalità organizzata siciliana da anni operativi in Lombardia”. “Proprio in occasione di una riservata riunione tra Messina e un pluripregiudicato palermitano avvenuta all’interno di un affollato esercizio commerciale, in un più ampio discorso che riguardava la situazione della famiglia di cosa nostra di Castelvetrano e le difficoltà che stava incontrando il sodalizio per via dei numerosi interventi repressivi effettuati dalle forze dell’ordine – dicono gli investigatori -, era stato captato un rilevante dialogo in cui i due indagati facevano cenno anche al latitante Messina Denaro”.

C’e’ anche un agente della polizia di stato nella rete che alimentava il traffico internazionale di droga controllato da Cosa trapanese e che si svolgeva all’ombra di Matteo Messina Denaro. Scrive il gip di Palermo Gugliemo Nicastro – che ha emesso l’ordinanza richiesta dai pm della Dda di Palermo, l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Francesca Dessi’, Gianluca Deleo e Giampiero Padova – a proposito di una “trattativa” per visionare hashish in Marocco: “La trattativa subiva tuttavia un arresto improvviso e cio’ a causa di una fuga di notizie a favore del Tamburello (uno degli arrestati, ritenuto il promotore del gruppo criminale), messo in allarme circa l’esistenza di indagini nei confronti suoi e degli altri sodali, come emergeva chiaramente dalle intercettazioni registrate il 2 ottobre 2013 In sostanza l’appartenente alla polizia di Stato in servizio presso un commissariato della provincia milanese – avendo ricevuto una nota con cui la Guardia di finanza di Palermo chiedeva informazioni sugli odierni indagati in riferimento proprio al presente procedimento penale – aveva tempestivamente informato – si legge nel provvedimento – Maurizio Giovanni Sorrentino e Antonio Messina, che immediatamente avevano informato Giacomo Tamburello”. Il poliziotto non e’ indagato a Palermo: “Per tali fatti la procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano – si legge – ha proceduto separatamente”.

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