Kalashnikov sotterrato in campagna: è l’arma della faida Favara – Belgio? (foto)
Un micidiale Kalashnikov Ak47 sotterrato tra le campagne di Favara e Castrofilippo. Potrebbe essere la stessa arma che sull’asse Belgio – Favara è stata usata per compiere agguati. Di sicuro c’è che per uccidere a Favara, non riuscendo nell’impresa, Carmelo Nicotra è stato usato proprio un AK47 così come la stessa arma è stata usata […]
Un
micidiale Kalashnikov Ak47 sotterrato tra le campagne di Favara e
Castrofilippo. Potrebbe essere la stessa arma che sull’asse Belgio – Favara è
stata usata per compiere agguati.
Di sicuro c’è che per uccidere a Favara, non riuscendo nell’impresa, Carmelo Nicotra è stato usato proprio un AK47 così come la stessa arma è stata usata per assassinare in Belgio, nel quartiere di Sclessin, periferia di Liegi, Rino Sorce, 50 anni, originario di Favara.
La Squadra mobile diretta da Giovanni Minardi, ha valorizzato una informazione che segnalava il movimento sospetto di persone in piena campagna e con l’ausilio di personale specializzato della Squadra mobile, della Polizia Scientifica e di cani molecolari ed attrezzatura di altissimo livello hanno perlustrato la zona trovando abilmente occultato sottoterra, un sacco nero in plastica, all’interno del quale era custodito un fucile mitragliatore Kalashnikov AK47, con il caricatore e numerosi proiettili inesplosi. È noto che la suddetta arma ha una pericolosità offensiva clevatissima, poiché catalogata tra le armi da guerra a raffica. Adesso sul kalashnikov verranno effettuati accurati accertamenti tecnici mediante sofisticate attrezzature in dotazione alla Polizia Scientifica, al fine di estrapolare dall’arma eventuali tracce di Dna e risalire così all’’identità degli utilizzatori. Inoltre, altre tipologie di accertamenti scientifici permetteranno di risalire con certezza ad episodi criminosi in cui il kalashnikov sia stato utilizzato sull’intero territorio nazionale. Non si esclude l’estensione delle comparazioni anche su episodi criminosi avvenuti all’estero. Sull’episodio stanno indagando la Direzione distrettuale antimafia di Palermo e la Procura della Repubblica di Agrigento.

L’importante rinvenimento è stato illustrato oggi nel corso di una conferenza stampa tenuta dal capo della Squadra mobile di Agrigento, Giovanni Minardi.