Apertura

Consiglieri comunali e soci in affari: i retroscena dell’agguato a Licata

Non sono esclusi ulteriori colpi di scena nelle prossime ore

Pubblicato 4 anni fa

Problemi di natura economica e spartizione delle quote societarie della ditta di onoranze funebri che fino a poco tempo fa gestivano insieme. Una diatriba finita anche in tribunale e che l’altro ieri ha registrato l’ultimo, drammatico, sussulto. Sarebbe questo il movente alla base dei quattro colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata dal consigliere comunale Gaetano Aronica all’indirizzo dell’ex socio, l’imprenditore Giuseppe “Pino” Caico. 

Entrambi molto conosciuti in città, imprenditori affermati e attivi nella vita politica del popoloso centro dell’agrigentino: l’indagato è ancora oggi un consigliere in carica, eletto nell’ultima tornata elettorale del 2018 con oltre 370 preferenze con la lista; anche la vittima ha un passato da consigliere comunale, eletto nel 2013. 

Da un anno e mezzo sarebbero però sul piede di guerra per la spartizione delle quote societarie. L’altro ieri, dopo la seduta del consiglio comunale a cui Aronica ha partecipato, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’ennesimo litigio con toni aspri. Aronica, come immortalato dalle telecamere, si presenta sotto casa di Caico (ancora a bordo della sua Fiat Panda) ed estrae una calibro 22 detenuta illegalmente sparando quattro colpi di arma da fuoco di cui soltanto uno colpisce il rivale ad un braccio. Poi la fuga e la chiamata al legale di fiducia. Ed è proprio l’avvocato a convincere Aronica a non fare ulteriori sciocchezze e presentarsi dai carabinieri. Cosa che avviene con tanto di confessione e indicazione del luogo dove è nascosta l’arma, detenuta illegalmente e con matricola abrasa. 

Al momento Aronica è indagato a piede libero per tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco. Non sono esclusi – però – ulteriori colpi di scena nelle prossime ore. La Procura di Agrigento – diretta da Luigi Patronaggio – sta indagando a fondo anche sulla possibile premeditazione del delitto. Se la circostanza venisse dimostrata per l’indagato si aprirebbero le porte del carcere Petrusa. 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *