Solitudine e precariato chiudono la stagione teatrale del “Posta vecchia”
Dopo il cabaret, i barzellettieri e le “vastasate siciliane”, il teatro della Posta vecchia chiude la sua stagione teatrale con due drammatici monologhi. Drammatici come sanno esserlo i monologhi dell’uomo disaiutato, solo e precario che si interroga su se stesso e sulla sua collocazione nel mondo. Interrogativi che come sempre tracimano e debordano nell’assurdo, nel […]
Dopo il cabaret, i barzellettieri e le “vastasate siciliane”, il teatro della Posta vecchia chiude la sua stagione teatrale con due drammatici monologhi. Drammatici come sanno esserlo i monologhi dell’uomo disaiutato, solo e precario che si interroga su se stesso e sulla sua collocazione nel mondo. Interrogativi che come sempre tracimano e debordano nell’assurdo, nel nichilismo, nel silenzio di Dio per chi si affanna ancora a decifrarlo. Il regista Salvo Di Salvo che alimenta la sua bella enclave “Teatranima”, è noto alle cronache del Posta vecchia per una rassegna in onore dell’attrice agrigentina Mariuccia Linder e riesce ancora una volta ad omaggiare un amico dello scrittore agrigentino Ezio D’Errico, quell’Aldo Nicolai che proprio ad Agrigento circa vent’anni fa nello “spazio Themenos” venne a testimoniare la grandezza di D’Errico su invito di Lia Rocco e Alfonso Gueli. Di Aldo Nicolai il regista Di Salvo ha scelto la pièce “Scritto apposta per me” adattato a monologo e incastonandolo in un altro atto unico di Steven Berkoff, “Il Natale di Harry”. Due “voci umane” alla Cocteau che mettono non solo il dito nella piaga ma vi affondano il bisturi della solitudine, del precariato, della vita provvisoria, dell’assurdo che si riallaccia ai grandi temi toccati da Beckett e Ionesco, per citarne alcuni. Ma se da un lato l’adattamento a monologo di “Scritto apposta per me” realizzato da Di Salvo disarma in parte tutto il dispiegamento attoriale degli interpreti immobilizzando i due protagonisti, Irene Iannone e Salvo Preti, la prima su un letto disfatto e l’altro su una poltrona, d’altro canto ottiene il singolare effetto di una unica commedia come se fosse una riedizione di “Finale di partita” di Beckett.
E comunque restiamo sempre sulla verticale di una società con i suoi logori rituali della famiglia, della provvisorietà del mondo dello spettacolo che la Iannone restituisce integri pur nella frammentazione dell’adattamento di Di Salvo che certamente non rende giustizia al testo più composito di Nicolai. Ci è sembrato più ragionevole e compiuto “Il Natale di Harry” dove Salvo Preti riesce ad essere di efficace e dolente sensibilità nel tentativo perfino di riallacciare i rapporti perduti con la madre, in un finale dove tutto rimane desolato e lontano “nella valanga del Natale che ti finisce addosso”, ribadisce Harry. Una ultima nota di cronaca vorremmo riservarla a Steven Berkoff che non è solo commediografo e regista ma è stato, tra altri film, anche notevole attore nel ruolo del “colonnello Orlov” in “007 Octopussy Operazione Piovra”.
Foto di Diego Romeo