Agrigento

Pd Agrigento a gamba tesa su Aica: “Carrozzone politico e clientelare”

L’aumento della tariffa idrica scatena la reazione del Circolo “Vittoria Giunti”

Pubblicato 5 ore fa

Il Circolo “Vittoria Giunti” del Partito democratico di Agrigento ha diffuso una nota altamente critica riguardante l’attività e l’efficienza dell’azienda che distribuisce l’acqua in mezza provincia di Agrigento.

Questo il testo: L’assemblea dei sindaci di Aica ha deliberato nei giorni scorsi un aumento del 5.40% della tariffa: pagheremo bollette più care, mentre la prospettiva di una normalità nell’erogazione idrica è sempre più lontana. I turni si allungano, quando spesso non saltano, le misure straordinarie di cui si discute da anni (dissalatore, nuovi pozzi, reti idriche rinnovate, manutenzione straordinaria degli invasi, uso delle acque depurate) sono lontane dal venire e si avvicina un’estate che si annuncia molto difficile.

Si ricorda ancora la faciloneria insostenibile del presidente del consiglio di amministrazione di Aica Settimio Cantone e dell’allora assessore regionale Roberto Di Mauro quando, in occasione del Consiglio comunale di Agrigento convocato in seduta straordinaria il 27 giugno del 2024, annunciarono il ritorno alla normalità entro 45 giorni (dissero proprio così).

La realtà è diversa e si è incaricato di sottolinearla anche il massimo dirigente regionale della protezione civile Salvatore Cocina che, catapultato ad Agrigento in pieno agosto del 2024 per discutere dell’emergenza idrica con sindaci e prefetto, toglie con palese fastidio il microfono al sindaco della città Franco Miccichè per spiegargli seccamente: non hai capito niente. Se noi siamo qui è perché Aica ha fallito.

Invero l’Aica non è mai stata un gestore efficiente, non ha mai elaborato alcuna strategia per contrastare la crisi idrica, non ha reso noto alcun piano di intervento sulle tante criticità ordinarie: turni che saltano, autobotti che mancano, rotture della rete riparate con ritardo, pozzi con scarsa manutenzione, lotta all’evasione carente, mancato recupero dei crediti. Tutto questo ha comportato enormi disagi per l’utenza e l’accumulo di un debito di oltre 8 milioni di euro. Una voragine che si cerca di arginare con l’aumento appena deliberato a cui, continuando l’andazzo corrente, è facile predire che seguiranno altri e più cospicui incrementi tariffari.

Bisogna prendere atto che Aica è un carrozzone politico e clientelare, con scarse competenze manageriali e senza una visione appropriata del suo ruolo di servizio pubblico essenziale. Le responsabilità apicali sono sicuramente dei due campioni della politica agrigentina che, di fatto, esprimono la governance dell’azienda, ovvero gli onorevoli Roberto Di Mauro di Grande Sicilia (già il nome ha un vago sapore di presa in giro) e Riccardo Gallo di Forza Italia. Ma, onestamente, non possono essere sottaciute le responsabilità di quel pezzo di sinistra, dirigenti politici e sindaci, che ha appoggiato l’attuale vertice dell’Aica ed è stata in diverse occasioni disponibile ad accordi con il centrodestra.

Oggi la situazione è insostenibile. I debiti sono enormi, molti comuni non onorano i propri impegni con la società consortile e la qualità del servizio è ai minimi storici. Si rischia concretamente il fallimento dell’Aica e il ritorno all’affarismo di privati in combutta con pezzi del mondo politico.

Se questi sono i pericoli, occorre procedere con urgenza al commissariamento della società e all’affidamento della sua gestione a manager di comprovata competenza, che possano invertire la rotta per tirarla fuori dalle sabbie mobili in cui sta lentamente sprofondando.

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