Giudiziaria

La sparatoria con omicidio in concessionaria, 38enne lascia il carcere e va ai domiciliari 

Avanzato la scorsa settimana è stato condannato a 13 anni e 4 mesi per la sparatoria con annesso omicidio “per errore” avvenuta nella concessionaria “AutoXPassione” a Villaggio Mosè

Pubblicato 2 giorni fa

“Le esigenze cautelari, ancora allo stato inalterate, e in particolare il pericolo di reiterazione del reato, posso essere soddisfatte mediante l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari”. Con questa motivazione il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, ha sostituito la misura cautelare della custodia in carcere – con quella meno afflittiva dei domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico – nei confronti di Domenico Avanzato, 38 anni, di Licata. L’uomo, difeso dagli avvocati Giuseppe Barba e Antonio Ragusa, lascia così il carcere dopo quasi un anno e mezzo di detenzione.

Avanzato la scorsa settimana è stato condannato a 13 anni e 4 mesi per la sparatoria con annesso omicidio “per errore” avvenuta nella concessionaria “AutoXPassione” a Villaggio Mosè nel febbraio 2024. La difesa ha sostenuto che, proprio alla luce della sentenza di condanna e dell’ormai risalente nel tempo custodia, le esigenze cautelari si siano affievolite nel tempo e – in particolare – quella dell’inquinamento probatorio. Il giudice, accogliendo l’istanza dei difensori, ha così scarcerato Avanzato disponendo nei suoi confronti i domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. Una vicenda complicata così come il suo iter giudiziario. Agli imputati – tre le altre cose – viene contestata una particolare fattispecie di reato: l’omicidio per errore. Il 23 febbraio dello scorso anno quattro palmesi compiono quella che gli inquirenti ritengono una spedizione punitiva nei confronti di Lillo Zambuto, titolare della concessionaria “AutoXPassione” al Villaggio Mosè.

Alla base della “punizione” impartita al rivenditore di auto, aggredito nel piazzale della concessionaria, il pagamento di un’auto con un assegno risultato poi scoperto. Durante quei concitati momenti, ripresi in gran parte dalle telecamere, viene estratta una pistola da cui parte un colpo che ferisce mortalmente proprio Roberto Di Falco. Per la Procura di Agrigento a premere il grilletto è stata la stessa vittima dopo che Zambuto, come dichiarato dallo stesso, era riuscito con una mossa imparata durante il servizio militare a girare la canna dell’arma verso il suo aggressore. Intanto la pistola che sembrava svanita nel nulla, ritenuta l’arma del delitto, è stata ritrovata grazie alle parziali dichiarazioni agli inquirenti di uno degli imputati. Zarbo, infatti, ha indicato il luogo esatto in cui era stata occultata una semiautomatica calibro 9 con matricola abrasa. 

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