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Tentata estorsione mafiosa nell’agrigentino, 4 condanne anche in appello 

Il fatto era peraltro emerso nell’operazione antimafia Opuntia contro le cosche di Menfi e Santa Margherita Belice

Pubblicato 2 ore fa

Tre condanne sono state interamente confermate mentre un’altra, nei confronti di un collaboratore di giustizia, è stata ridotta. I giudici della quarta sezione della Corte di appello di Palermo hanno disposto quattro condanne per una tentata estorsione mafiosa avvenuta nella Valle del Belice ai danni di un imprenditore di Castelvetrano.

Due anni e sei mesi è la pena inflitta a Pietro Campo, di Santa Margherita Belice, considerato per anni il numero due della mafia agrigentina. Un anno e nove mesi e dieci giorni a Giuseppe Alesi; un anno e quattro mesi di reclusione al menfitano Tommaso Gulotta. Ridotta la condanna – da un anno e quattro mesi a otto mesi di reclusione – al collaboratore di giustizia Vito Bucceri, di Menfi. La vicenda scaturisce dalla denuncia di un imprenditore originario di Castelvetrano nel 2015. Il fatto era peraltro emerso nell’operazione antimafia Opuntia contro le cosche di Menfi e Santa Margherita Belice. Secondo l’impianto accusatorio, i quattro imputati avrebbero costretto l’uomo a dimettersi da una società operante nel settore dei carburanti rinunciando a stipendi, arretrati e benefici connessi ad un infortunio che aveva subito. 

Pietro Campo, per anni numero della mafia agrigentina dietro al boss Leo Sutera, è stato già condannato a venti anni di reclusione nell’ambito della maxi inchiesta Icaro. Gli altri imputati – Gulotta, Alesi e Bucceri – sono stati coinvolti nell’operazione Opuntia. L’operazione nacque dalle dichiarazioni di Vito Bucceri, oggi collaboratore di giustizia, che fu peraltro l’unico ad essere condannato a conclusione del processo.

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Grandangolo Settimanale N. 40 - pagina 1
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