Agrigento

“Don Giovanni di Girgenti” al Posta Vecchia: risate e sicule “vastasate”

Commedia inedita di Franco Sodano e Antonella Morreale

Pubblicato 11 mesi fa

Mai silenzio più assordante avvolse il Teatro della Posta Vecchia. E’ accaduto l’altra sera durante lo svolgimento della commedia inedita di Franco Sodano e Antonella Morreale allorchè una bionda postina consegna un telegramma al rampollo millennial  di una famiglia esagerata e gli sussurra con la vocina sexy di una  baby Pozzi: “Occorre una firma, ce l’ha una pinna?”. Al che il rampollo speranzoso di tanto preliminare risponde innescando movenze e sorrisetti alla Rocco Siffredi che però non fanno esplodere nel pubblico la famigerata ossitocina che come si sa è un importante detonatore della risata. Battuta scontata? Di certo ci sembra uno dei tanti episodi che potrebbero far meglio comprendere il climax di questa  scena teatrale e che certamente potrà rendere più consapevoli autori  e lettori-spettatori per  iniziarci a una consapevolezza diversa, antica e moderna, dell’atto del ridere. Forse ci sarebbe voluto un Franchi-Ingrassia, un Nofrio e Firticchio a innescare  sganascianti risate tra farsa e vaudeville, pochade e sicule “vastasate” di cui è intessuta questa commedia “ispirata – scrivono Sodano e Morreale nelle note di regia – alla più celebre opera di Vitaliano Brancati, ambientata nella città dei templi del secolo scorso, che racconta le vicissitudini di un giovane rampollo della ormai decaduta società di un tempo, che alla fine dovrà fare i conti con se stesso, dopo una vita di dissolutezze ed egoismo”

La decadenza di un tempo è storia ma la decadenza attuale non scherza se Sodano e Morreale inseriscono rampolli e rampolle esageratamente descrittivi e un povero prete ingratamente rimminchionito che se lo sapesse il vescovo lo invierebbe a piantar gerani in qualche casa sollievo della sofferenza. E in realtà tutto funziona in maniera pedagogica e la terapeuta e attrice Morreale che guida magnificamente gli interpreti in questo universo “concentrazionario”, offre suggestive proposte vicarianti alle polarizzazioni familiari qui evocate  e che si spera risolte in un finale dove la regia suggerisce un “fermo immagine” degli interpreti criticamente marionettistico. Non basterebbe un convegno di “igiene mentale” a far pensare come in questa Sicilia del 2023, devastata dal bisogno “le donne – scrivono sempre Sodano e Morreale – sono soltanto una illusione, che volere e non potere sono la stessa cosa. Che non ha risolto i suoi problemi, la sete d’amore inappagata, le delusioni, la noia mortale che prende il posto dell’entusiasmo iniziale. Accanto a tutto ciò, l’eterna diatriba tra il bello ed il brutto, tra quelli che le donne desiderano e chi invece sposano, tra il trasgressivo ed il rassicurante: è quest’ultimo che alla fine si sceglie, salvo poi svegliarlo di notte perché si ha paura nel vederlo dormire”.  L’è tutto da rifare diceva Gino Bartali e sicuramente lo hanno intuito anche  gli attori del cast formato da  Fabio Piscopo, Lillo Pecoraro, Oriana Paolocá, Susy Indelicato, Laura Pompeo, Lillo Giordano, Giusi Urso, Teresa Cinque e Ida Agnello.

Foto di Diego Romeo

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *