Giudiziaria

Vendevano falsi posti di lavoro alla Regione, condannati due agrigentini 

La vicenda ha dell’incredibile

Pubblicato 1 anno fa

Avrebbero promesso false assunzioni in enti della Regione Siciliana, quali il museo Archeologico di Agrigento o la Biblioteca Luigi Pirandello, in cambio di 15 mila euro. Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Andrea Terranova, ha disposto la condanna di due imputati assolvendone un terzo. Nove mesi di reclusione a Giuseppe Lo Brutto, 46 anni; sei mesi di reclusione a Michele Ferro, 60 anni; assolta, invece, Giuseppa Pullara, moglie di quest’ultimo. 

La vicenda ha dell’incredibile. Il protagonista assoluto sarebbe stato Lo Brutto, coinvolto in passato in una vicenda simile. Laureato in giurisprudenza, persona distinta, si sarebbe spacciato per un avvocato e funzionario della Sas, Servizi Ausiliari Sicilia, azienda realmente esistente che si occupa del reclutamento del personale per gli enti pubblici siciliani. Con questo escamotage, e con la complicità degli altri imputati di cui una titolare di un patronato, si sarebbe poi fatto versare 15 mila euro millantando assunzioni con tanto di contratti di assunzione (ovviamente falsi). 

L’inchiesta emerge grazie alle denunce della Sas che nel frattempo riceveva le richieste di inserimento delle giovani vittime nel ruolo dei lavoratori, tramite  ordini di servizio e contratti contraffatti. Almeno sette le vittime del raggiro. L’azienda, rappresentata dagli avvocati Massimo Motisi e Marco Aricò, si è costituita parte civile nel processo e sarà risarcita con 5 mila euro per il danno di immagine. Risarcimento danni anche in favore delle vittime della truffa, difese dall’avvocato Nicola Grillo. 

La società si è costituita parte civile con l’assistenza degli avvocati Massimo Motisi e Marco Aricò e ha ottenuto la condanna al pagamento dell’importo di 5000 euro per lesione all’immagine. Ulteriori risarcimenti sono stati riconosciuti in favore delle vittime del raggiro, difese dall’avvocato Nicola Grillo. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Diego Giarratana e Valentina Fabbrica.

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