Il colonnello Stingo lascia Agrigento dopo tre anni: “È un arrivederci, questa è la mia casa”
Il saluto del colonnello Vittorio Stingo che lascia Agrigento dopo tre anni
Il colonnello Vittorio Stingo lascia Agrigento a tre anni di distanza dal suo insediamento a comandante provinciale dei carabinieri. L’alto ufficiale è stato trasferito a Roma dove ricoprirà il ruolo di Capo di Stato Maggiore della divisione unità mobili, un reparto composto da quasi 20 mila carabinieri specializzato nelle operazioni in scenari internazionali. Un incarico importate che probabilmente segnerà il passaggio di Stingo dal grado di colonnello a quello di generale. Al suo posto, nella giornata di martedì, si insedierà il colonnello Nicola De Tullio. Ma questa mattina è stato tempo di saluti per l’ormai ex comandante provinciale dei carabinieri in un incontro in cui è apparso visibilmente commosso ed emozionato.
Agrigento è certamente un territorio difficile ma, come spesso avviene, ti seduce e inghiotte nella sua complessità. Un’altalena di emozioni e di esperienze che inevitabilmente ti porta ad amarla e lasciarla non senza difficoltà. E Vittorio Stingo ne è tra i più autorevoli testimoni: arrivato ad Agrigento nel difficile periodo della pandemia, catapultato in una realtà particolare, ha fin da subito improntato il suo operato nel segno del dialogo e dell’apertura mentale e culturale spalancando le porte della Comando provinciale e delle caserme. Ha coltivato il seme della speranza e della fiducia nel territorio e nei cittadini che lo abitano, affrontato dure sfide e avvenimenti tragici come la strage di Ravanusa e vissuto momenti difficili anche sul piano personale. La provincia nel tempo ha imparato ad apprezzare doti umane e professionali e, non a caso, il colonnello è divenuto cittadino onorario di Agrigento così come di altri comuni.
LE PAROLE DEL COLONNELLO STINGO
“Il mio saluto è soltanto un arrivederci. Invito tutti i cittadini della provincia a percorrere la via che abbiamo solcato in questi tre anni caratterizzata da una rivoluzione culturale e di legalità. Bisogna fare gioco di squadra per far capire ai nostri ragazzi che questa è una terra ricca di vita, bellezze e cultura. Bisogna far credere che tutto è possibile e questo è il momento di farlo anche con il riconoscimento di Capitale Italiana della Cultura. È il momento di crescere al di fuori di logiche di quartiere che ci tengono legati a parassiti che bisogna eliminare dalla nostra quotidianità. Le sfide lanciate sono state vinte soprattutto grazie alla collaborazione delle Istituzioni ma anche di tante altre associazioni e di coloro i quali si impegno ogni giorno a difesa della salute, dell’ambiente, del prossimo. Io sono agrigentino perché questa è la mia casa e non voglio ricordi. I ricordi si lasciano quando si è turisti ma questa è la mia casa e questo posto lo porterò sempre nel mio cuore.”