Agrigento

Sette donne e un poliziotto al Teatro della Posta vecchia

“Ma che bella giornata” scritto e diretto con piacevole mordente da Serenella Bianchini

Pubblicato 11 mesi fa

Da poco più di 10 anni  ci si interroga che fine abbiano fatto le Casalinghe disperate (dopo 180 episodi televisivi)  che abitavano la immaginifica  Wisteria Lane hollywoodiana, senza dimenticare le donne sull’orlo di una crisi di nervi di Almodovar. E la famosa casalinga di Voghera dove la mettiamo? Adesso le ritroviamo dappertutto, sempre decise e prorompenti sulle tavole di un palcoscenico, nel cono di luce di una qualche ripetitiva fiction o di un paradossale biopic alle prese con le vicende dell’”utero in affitto” come cinicamente si usa additare la madre surrogata  vista sia come  una meretrice della maternità sfruttata dal sistema o  una mucca-umana prigioniera del sistema negli allevamenti intensivi del sogno collettivo della “genitorialità per tutti”, sia come vero e proprio angelo. Ricordate l’angelo del focolare? Un essere speciale, donatore di vita. Una santa. Una specie di Madonna. Per carità o per fortuna niente di tutto questo spessore in “Ma che bella giornata” scritto e diretto con piacevole mordente da Serenella Bianchini in scena al Posta vecchia di Agrigento. “In una giornata come tante altre – scrive la Bianchini nelle sue note di regia – in una stanza di un appartamento condiviso da sei donne, tra discussioni, piccoli litigi, risate e complotti, le amiche si ritroveranno a vivere una storia esilarante per risolvere un problema di una delle amiche che credono essere in mezzo ai guai in relazioni d’amore, ma la mamma di una di loro risolverà in maniera un po’ folle il problema”. Furba e giallisticamente allusiva nota che lascia doverosamente irrisolto il canovaccio perché poi lo spettatore si ritrova davanti una frenetica galleria di personaggi femminili dove la trama alla fine non è così risolutiva a fronte dello “spasso” provocato dalle esagerate performance delle attrici in scena che rispondono ai diktat della frenetica commedia gremita di personaggi umoristici, dove ci sta anche il goffo e lo stereotipato, ambedue vincenti perché cementati in una farsa che ironizza e si auto-ironizza.

Merito anche della regista che ha chiamato in scena ben definite figure attoriali agrigentine come Simona Carisi che, da sempre, riempie il Posta vecchia con i suoi aficionados del sistema sanitario agrigentino o di quell’altra fine attrice e regista Giovanna Messina che qualche anno fa si è cimentata al teatro del Kaos con una pièce sui rapporti tra Pirandello e Marta Abba. Non da meno le altre interpreti a iniziare dall’addobbatissima e fluorescente Lia Cipolla a Lilia Alba, Angelita Butera, Elisa Capraro e Romana De Leo madre-matrona che risolve problemi immaginari. In tutto questo spaurente gineceo figura un poliziotto, Paolo Di Noto, che l’autrice non risolve per il meglio come personaggio, forse volutamente, visto che la commedia è tutta votata al  femminile, o forse incautamente (nemesi?) punendo nel  poliziotto con pose macchiettistiche il  “pover’uomo” fragile  che la cronaca di questi giorni consegna all’immaginario collettivo come sconvolgente femminicida.  Ma se  ben ricordiamo questa è la prima vera scrittura teatrale di Serenella Bianchini che in passato abbiamo visto significativa  interprete di una “video-art”  del pittore Piero Baiamonte, quindi  ci attendiamo che nella prossima scrittura teatrale la Bianchini ci offra donne più complesse anche se ancora impegnate in marmellate e torte di cioccolato oppure condannate al terribile dilemma “lesbica o zitella” come fa in “questa bella giornata”. Del resto l’evasione nel sogno letterario sta nell’impegno di rivangare altre storie di vita, altri amori  inseminati da altre narrazioni  meno sentimentalmente acide. Domani è un altro giorno. Abusato ma vero.

Foto di Diego Romeo

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