Agrigento

Agrigento, estorsioni a imprenditori Li Causi, vittime accusano Militello e Massimino

Importante udienza oggi a Palermo – avanti la quarta sezione penale presieduta da Giacomo Montalbano – del processo d’Appello a carico di Antonio Massimino, 51 anni, e Liborio Militello, 52 anni, coinvolti nell’operazione della Direzione investigativa antimafia di Agrigento che li arrestò –  nel novembre 2016 –  per tre presunte richieste estorsive ai danni di […]

Pubblicato 6 anni fa

Importante udienza oggi a Palermo – avanti la quarta sezione penale
presieduta da Giacomo Montalbano – del processo d’Appello a carico di Antonio
Massimino, 51 anni, e Liborio Militello, 52 anni, coinvolti nell’operazione
della Direzione investigativa antimafia di Agrigento che li arrestò –  nel novembre 2016 –  per tre presunte richieste estorsive ai danni
di due imprenditori agrigentini, Ettore e Sergio Li Causi.

Le due vittime dell’estorsione sono state ascoltate oggi, confermando sostanzialmente le accuse, dopo che la Corte d’Appello aveva deciso di riaprire il dibattimento accogliendo la richiesta della Procura generale rappresentata in questa circostanza da Rita Fulantelli.

Oggi in aula è andato il sostituto procuratore generale Emanuele Ravaglioli che ha chiesto l’acquisizione agli atti dell’ordinanza Kerkent che, come è noto, ha riportato in carcere i due imputati ed altre 30 persone. Richiesta che ha trovato la netta opposizione dell’avvocato Giovanni Castronovo che assiste Militello. La Corte deciderà sul punto il prossimo 9 luglio.

Importante, dunque, è stata la deposizione di Ettore e Sergio Li Causi che rispondendo alle domande del Pg Ravaglioli e dei difensori hanno ricostruito gli episodi, tre in tutto, che per la pubblica accusa sono vere e proprie tentativi di estorsioni di pretto stampo mafioso. Sergio Li Causi ha raccontato della visita in cantiere di Liborio Militello soggetto a lui non conosciuto il quale si sarebbe introdotto in cantiere salendo al secondo piano chiedendo lavoro quale piastrellista. Poi al diniego sarebbe sceso in macchina per prelevare un biglietto da visita e nel risalire avrebbe detto se i Li Causi fossero disponibili ad un “regalo” .

Ettore Li Causi ha confermato il racconto del figlio aggiungendo che Militello lo avrebbe incontrato nuovamente in via Imera allorquando presentatosi nel suo ufficio avrebbe reiterato la richiesta incalzando di saldare il debito con un elettricista loro amico. Aggiungendo che li mandava “il principale” di Villaseta.

In primo grado il Gup del Tribunale di Palermo Fabrizio Molinari aveva
assolto Antonio Massimino (arrestato prima lo scorso 5 febbraio perché trovato
in possesso di un mini-arsenale e successivamente nel contesto dell’operazione
Kerkent) mentre aveva condannato a 4 anni Liborio Militello, considerato il
braccio destro del boss di Villaseta.

Tre, dunque, gli episodi contestati due dei quali  annullati dal Riesame perché ritenuti insussistenti. Si tratta di tentativi di estorsione aggravata, tutti commessi ai danni dei Li Causi, noti imprenditori edili di Agrigento. In una veniva contestato ai due imputati di avere chiesto il pizzo ai costruttori per una palazzina in costruzione in via Mazzini. Militello, il 16 ottobre del 2015, sarebbe andato negli uffici dell’imprenditore e del figlio per avvisarli che bisognava fare “un regalino come tutte le persone che lavorano” con la minaccia che lo mandavano “quelli di Agrigento”. Per questo episodio è stato ritenuto colpevole il solo Militello che fu identificato dalla Squadra Mobile di Agrigento guidata da Giovanni Minardi. Il terzo episodio, che sarebbe avvenuto il 18 aprile di due anni fa, riguarda la vicenda dell’imprenditore Gambino che, secondo l’accusa, si sarebbe rivolto proprio a Massimino per riscuotere un credito di 85 mila euro che vantava nei confronti dei Li Causi.

Il processo, come detto, riprenderà il prossimo 9 luglio e la Corte
dovrà anche decidere se accogliere la richiesta dell’avvocato Salvatore
Pennica, che difende Massimino, di acquisire agli atti del processo i carichi
pendenti, gli esiti del casellario giudiziario e dei protesti bancari
riguardanti i due imprenditori.

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