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“Appalti e mazzette”, si dimette l’assessore al turismo di Licata Maria Sitibondo 

Maria Sitibondo, indagata per concussione insieme all’ex dirigente Alesci nella vicenda relativa alla costruzione di un hotel di lusso, è stata sottoposta all’obbligo di dimora

Pubblicato 55 minuti fa

L’assessore allo sport e turismo del comune di Licata, Maria Sitibondo, si è dimessa. Il membro della giunta guidata dal sindaco Angelo Balsamo è stata raggiunta nelle scorse ore dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora – con il divieto di uscire dalle 20 alle 7 – nell’ambito dell’ormai nota inchiesta “appalti e mazzette” della procura di Agrigento. Maria Sitibondo, divenuta assessore nel giugno 2023, è indagata per concussione in concorso con l’ex capo dell’ufficio tecnico di Licata, il super dirigente Sebastiano Alesci, finito ai domiciliari. Così l’ormai ex assessore Sitibondo: “Ho maturato la mia decisione perché non voglio che la mia attuale condizione di indagata nell’ambito di un procedimento penale avanti la Procura della Repubblica di Agrigento vertente su accuse che coinvolgono la mia posizione di amministratore possa prestarsi a qualsivoglia strumentalizzazione e, comunque, possa recare qualche pregiudizio all’attività amministrativa, alla Giunta, al Sindaco e soprattutto alla città che con dedizione ed onore ho cercato di servire”.

LA LETTERA DI DIMISSIONI

“L’incarico che ho accettato e che ho fino ad oggi ricoperto con abnegazione, entusiasmo e solerzia, comporta un impegno assiduo che non sono nelle condizioni di potere mantenere. Rimango convinta delle possibilità di crescita e di sviluppo della nostra città e sono certa che l’amministrazione del sindaco Balsamo saprà cogliere al meglio ogni opportunità in tal senso così come ad oggi ha fatto. Per questo rimango impegnata, sia come cittadino che come persona che è depositaria di un mandato popolare, nel sostenere l’azione amministrativa, nel promuovere l’immagine della città, nel fornire ogni possibile contributo, che rientri ovviamente nelle mie possibilità, diretto a dare ulteriore corso al progetto di crescita e di sviluppo della nostra comunità. Mi corre infine l’obbligo di ringraziare i colleghi di Giunta, il Consiglio comunale nella sua interezza e, con particolare vicinanza, i dipendenti ed i funzionari dell’amministrazione comunale per la collaborazione che hanno sempre voluto garantirmi oltre che per la loro costante opera rivolta al bene pubblico della nostra città”.

IL RESORT DI LUSSO E L’IPOTESI DI CONCUSSIONE

La vicenda è legata alla costruzione di un resort di lusso in contrada Playa. Ne sono convinti gli investigatori della Squadra mobile di Agrigento, agli ordini del vicequestore Vincenzo Perta, che da ormai diversi mesi monitorano senza sosta – anche con l’uso dei più avanzati strumenti tecnologici – i personaggi ritenuti parte integrante di un “sistema” politico-imprenditoriale in grado di pilotare gare pubbliche e private. 

Siamo nel febbraio scorso, neanche quattro mesi addietro. I poliziotti monitorano utenze e auto di Alesci, che si trova in compagnia dell’assessore comunale, e registrano un incontro con il direttore dei lavori del cantiere in cui dovrà sorgerà un hotel di lusso. L’oggetto della discussione – che sembrerebbe interessare anche l’assessore – sono alcuni lavori riguardanti gli impianti idraulici, sanitari e idrici. Opere che, a detta del direttore dei lavori, sono già state appaltate ad altra ditta. L’idea del dirigente e dell’assessore – secondo la ricostruzione degli investigatori – è quella di imporre e inserire un’impresa ritenuta “vicina” in subappalto (“Io ti do tutte cose .. tu ti devi solo preoccupare di farli lavorare”). Concluso il sopralluogo in cantiere Alesci e l’assessore risalgono in auto e commentano quanto appena accaduto: “Sa quello che deve fare.. sveglia.. se non vogliono rotture di scatole..” 

IL GIUDICE: “ELEVATO DISVALORE SOCIALE E ISTITUZIONALE”

Il gip del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, ha definito così la condotta dell’assessore Sitibondo: “Connota per un elevato disvalore sociale e istituzionale, poiché l’indagata ha prestato il proprio ruolo pubblico per rafforzare l’efficacia intimidatoria dell’interferenza indebita compiuta da Alesci Sebastiano nei confronti della direttrice dei lavori Laterra Francesca Irene. La sua presenza nel cantiere non era giustificata da alcuna competenza funzionale specifica (essendo assessore con deleghe estranee all’urbanistica e ai lavori pubblici), ma era strumentalmente finalizzata a legittimare la pretesa di favorire soggetti imprenditoriali “vicini”, in un contesto in cui si stava realizzando un’opera di rilevante valore economico.”

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