“Appalti e mazzette”, tutti liberi tranne Alesci: obbligo di dimora per l’assessore al turismo di Licata, Maria Sitibondo
Tornano in libertà quattro dei cinque indagati arrestati lo scorso maggio: misura cautelare per l’assessore al turismo di Licata
Quattro dei cinque indagati arrestati lo scorso maggio dalla Squadra mobile di Agrigento, nell’ambito dell’ormai nota inchiesta “appalti e mazzette”, tornano in libertà.
Il super dirigente Sebastiano Alesci, ritenuto il promotore di un’associazione a delinquere in grado di pilotare le gare pubbliche, viene invece sottoposto nuovamente ai domiciliari (già in realtà lo era) per una “nuova” ipotesi di concussione legata alla realizzazione di un complesso turistico-alberghiero di lusso a Licata.
Per quest’ultima vicenda è indagata anche l’assessore al turismo del comune di Licata, Maria Sitibondo, nei confronti della quale è scattata la misura cautelare dell’obbligo di dimora con prescrizione di non allontanarsi dalla sua abitazione dalle ore 20 alle ore 7.
L’inchiesta “Appalti e mazzette” si arricchisce di un nuovo capitolo dopo lo scossone arrivato nelle scorse dal Tribunale del Riesame che – oltre ad annullare diverse ipotesi di reato – ha dichiarato l’incompetenza territoriale del Gip di Agrigento in favore di quello di Palermo. Il giudice Giuseppa Zampino ha preso atto delle determinazioni del Tribunale della Libertà. Decisione non condivisa dalla Procura di Agrigento che non ha provveduto a richiedere la rinnovazione delle misure cautelari. Il Gip Zampino non ha ritenuto di dover operare una nuova valutazione tale da accogliere una nuova richiesta (e non di modifica) della misura cautelare operata dal Pubblico ministero. La conseguenza diretta è che sono stati dichiarati cessati gli effetti delle misure cautelari applicate a quattro dei cinque indagati.
Tornano liberi, dunque, gli imprenditori Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo, quest’ultimo ex consigliere provinciale. Entrambi si trovavano ai domiciliari. Nessuna misura cautelare anche per Carmela Moscato e Federica Caramazza, rispettivamente madre e figlia. Resta ai domiciliari, ma con una nuova contestazione in più sul groppone, il super dirigente Sebastiano Alesci. Al burocrate viene contestata una concussione in concorso con l’assessore al Turismo del comune di Licata, Maria Sitibondo. Al membro della giunta Balsamo il giudice ha applicato l’obbligo di dimora definendo la condotta dell’assessore di “elevato disvalore sociale e istituzionale poiché ha prestato il proprio ruolo pubblico per rafforzare l’efficacia intimidatoria dell’interferenza indebita compiuta da Alesci nei confronti della direttrice dei lavori”.
Siamo nel febbraio scorso, neanche quattro mesi addietro. I poliziotti monitorano utenze e auto di Alesci, che si trova in compagnia dell’assessore comunale, e registrano un incontro con il direttore dei lavori del cantiere, Francesca Irene Laterra, in cui dovrà sorgerà un hotel di lusso. L’oggetto della discussione – che sembrerebbe interessare anche l’assessore – sono alcuni lavori riguardanti gli impianti idraulici, sanitari e idrici. Opere che, a detta del direttore dei lavori, sono già state appaltate ad altra ditta. L’idea del dirigente e dell’assessore – secondo la ricostruzione degli investigatori – è quella di imporre e inserire un’impresa ritenuta “vicina” in subappalto (“Io ti do tutte cose .. tu ti devi solo preoccupare di farli lavorare”). Concluso il sopralluogo in cantiere Alesci e l’assessore risalgono in auto e commentano quanto appena accaduto: “Sa quello che deve fare.. sveglia.. se non vogliono rotture di scatole..”
Certamente un altro colpo di scena nell’inchiesta “appalti e mazzette” della Procura di Agrigento che per il direttore dei lavori del cantiere, Francesca Irene Laterra aveva chiesto applicazione di misura cautelare che il Gip Zampino non ha accolto. Ritiene il professionista vittima e parte lesa.
Come detto, il Tribunale del Riesame ha di fatto demolito la competenza territoriale del Gip del Tribunale di Agrigento passando la palla a Palermo.
Il Riesame, oltre a pronunciarsi sulla competenza territoriale, ha anche annullato diverse ipotesi di reato nei confronti dei componenti dell’intera famiglia Caramazza e di Luigi Sutera Sardo. In particolare, nei confronti di Carmela Moscato, madre degli imprenditori Caramazza, gli episodi di corruzione e turbata libertà degli incanti relativi al presunto appalto pilotato della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice. Lo stesso Riesame ha poi annullato anche – per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza – la ricettazione dei 181 mila euro rinvenuti nell’abitazione della Moscato disponendo la revoca della misura con perdita immediata di efficacia. Agli imprenditori Dino e Federica Caramazza così come a Luigi Sutera Sardo è stata annullata la contestazione della presunta corruzione del super dirigente Sebastiano Alesci al quale avrebbero consegnato 25 mila euro nonché eseguito dei lavori edili presso il casolare e la tenuta di campagna del burocrate.
L’inchiesta della Procura di Agrigento, guidata da Giovanni Di Leo, ipotizza un sistema in grado di pilotare gli appalti pubblici attraverso mazzette e tangenti. Tra le gare finite nel “mirino” degli inquirenti i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice ma anche la riqualificazione e la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata, nonchè i lavori di ristrutturazione ed automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, primo stralcio) con stazione appaltante Aica per un valore di oltre 37 milioni di euro.
Sul numero 23 di Grandangolo settimanale in rete dopo mezzanotte tutti i dettagli e i particolari che hanno generato le misure cautelari per Alesci e Sitibondo.