Atti sessuali, ricatti e soldi: ad Agrigento il processo all’ex impiegato delle Poste
Il Tribunale di Palermo si è dichiarato non competente per territorio
La quinta sezione penale del Tribunale di Palermo, accogliendo l’eccezione sollevata dall’avvocato Francesco Cioppa, si è dichiarato incompetente per territorio trasmettendo gli atti alla Procura di Agrigento. Il giudice naturale che tratterà, dunque, il processo è Agrigento poiché il reato stato commesso a Favara. La vicenda riguarda Pasquale Di Stefano, 64enne ex impiegato delle Poste di Favara, già arrestato negli scorsi mesi in una vicenda condita da soldi e ricatti sessuali. Il processo si era aperto la scorsa settimana davanti i giudici palermitani con la costituzione della ragazzina attraverso l’avvocato Salvatore Cusumano.
Di Stefano è stato arrestato lo scorso giugno in un appartamento di Volklingen, paesino della Germania al confine con la Francia. Su di lui pendeva un mandato di cattura emesso dal Gip Alessandra Vella, su richiesta del pm Chiara Bisso, per aver rubato 573 mila euro dalle casse dell’Ufficio postale di Favara. Nel febbraio 2020 l’inchiesta arrivò ad una svolta: I Carabinieri della Tenenza di Favara arrestarono Umberto Nocito e Annamaria Stagno, lui originario di Messina lei di Favara, che avrebbero messo in atto una mega estorsione da 250 mila euro nei confronti proprio di Pasquale Distefano. Secondo la ricostruzione Distefano, abilitato ad eseguire operazioni di addebito e accredito dato il suo ruolo da sportellista alle Poste, si sarebbe appropriato indebitamente – tra il 2011 ed il 2017 – di una somma pari a circa 570 mila euro distraendo beni mediante prelievi non autorizzati, spesso contestualmente a rimborsi di buoni fruttiferi, occultandoli poi tramite diversi escamotage.
La seconda accusa nei suoi confronti, quella cardine dell’intera indagine, è di atti sessuali con minore. Proprio questo circostanza sarebbe stata la “chiave” per poter ricattare Di Stefano. Ed è così che entra in gioco la coppia: venendo a sapere del suo “segreto” hanno cominciato a inoltrare richieste sempre più continue di soldi fino ad arrivare ad estorcere una cifra pari a 250 mila euro. Improvvisamente Di Stefano sparisce. Va in Lombardia, poi in Germania: chiede le ferie e, poco dopo, anche una proroga. Nel frattempo gli viene danneggiato il portone di casa, vengono trovate delle scritte e bruciata l’auto.