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Boom di migranti a Lampedusa, il medico D’Arca: “serve l’aiuto di tutti nell’isola”

Mancano le scarpe, per i piu piccoli, ma anche le tute o qualunque tipo d'abbigliamento che consenta loro di stare al caldo, soprattutto la notte

Pubblicato 2 anni fa

Oggi Lampedusa respira. Le cattive condizioni del mare hanno concesso una tregua sul fronte degli sbarchi e un ‘vantaggio’ alla Prefettura di Agrigento che, d’intesa con il Viminale, lavora senza sosta ai trasferimenti .  “I turni? A Lampedusa non esistono, si lavora 24 ore su 24, giorno e notte. Con me, però, c’è un gruppo di ragazzi eccezionali: sono giovani e motivati, non si fermano un minuto e non ho mai sentito una lamentela”. Cosi Francesco D’Arca, alla direzione del Poliambulatorio dell’isola. “I problemi pratici sono enormi dai trasferimenti al seppellimento delle salme – dice D’Arca -. Quest’anno anche durante l’inverno non si è mai registrata una flessione degli arrivi. Non c’è mai stato un vero momento di tranquillità. Con il bel tempo gli sbarchi riprendono a ritmi sostenuti. Ormai la normalità è questa. Lampedusa e quel molo – ammette il direttore del Poliambulatorio – è un’iperbole di sentimenti e sensazioni. Si passa da momenti di gioia quando riesci ad aiutare chi arriva spesso ancora traumatizzato dal viaggio alla tristezza estrema quando da quelle motovedette sbarcano i cadaveri”.  Cosa serve all’isola? “Di certo non i dibattiti ideologici – taglia corto il medico dei migranti. Occorrerebbe una migliore gestione dell’accoglienza perché l’hotspot non ce la fa a sopportare questi numeri, nonostante i grandi sforzi della Prefettura per alleggerire la pressione sul centro”. Ma, soprattutto, per D’Arca serve una “struttura commissariale”. “Quella dei MIGRANTI a Lampedusa non è un’emergenza, ma non può essere affrontato con i mezzi ordinari della Pubblica Amministrazione. Questo fenomeno nella parte operativa deve essere gestito da una struttura commissariale che possa dare risposte in tempi rapidi, per snellire i tempi della burocrazia”. In questi mesi lui ha potuto contare sulla vicinanza della direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale. “Tutto quello che ho ritenuto utile e che ho chiesto l’ho ottenuto con grande sensibilità da parte della mia amministrazione. Il direttore generale Daniela Faraoni ha raddoppiato medici e infermieri, stiamo mettendo una camera a pressione negativa per i pazienti infettivi, abbiamo avuto una barella di biocontenimento per i loro trasporto, i lavori di ammodernamento sono stati fatti in tempi rapidissimi”.  Da domani a Lampedusa ci sarà anche un saturimetro per via transcutanea. “E’ indispensabile per i neonati e da domani sarà disponibile sull’isola”, assicura D’Arca. Che sulla più grande delle Pelagie tornerà nelle prossime ore. “Sono partito stamani per collaudare il saturimetro ma domani mattina sarò di nuovo là. Do una mano anch’io, serve l’aiuto di tutti laggiù”.

 Dal primo gennaio al 27 marzo 2023 il numero di Migranti sbarcati in Italia e’ di 26.927. Nel 2022 erano stati 6.543 e 6.334 nel 2021. E’ quanto emerge dal bollettino statistico giornaliero pubblicato oggi dal ministero dell’Interno. Il numero di Migranti sbarcati negli ultimi cinque giorni e’ di 6.564 di cui 491 il 23 marzo, 2.814 il 24, 2.007 il 25, 752 il 26 e 500 il 27 marzo. Per quanto riguarda le nazionalita’ dichiarate al momento dello sbarco, 3.660 Migranti provenivano dalla Costa d’Avorio, 3.177 dalla Guinea, 1.986 dal Pakistan, 1.896 dal Bangladesh, 1.771 dalla Tunisia, 1.195 dall’Egitto. Il numero di minori stranieri non accompagnati sbarcati fino a oggi in Italia e’ 2.641: nel 2022 erano stati 14.044, 10.053 nel 2021.

“Nella logica delle previsioni c’è e c’era, purtroppo, questo dato ipotetico dell’assalto dei migranti provenienti dalla Tunisia. Il governo regionale due settimane ha fatto la sua parte. Sono andato a Lampedusa e mi sono reso protagonista della consegna di beni di prima necessità. Detto questo, ritengo che il problema vada risolto su due fronti: quello europeo, che si faccia carico del tema dell’accoglienza, dall’altro lato credo che serva una politica di sostegno e aiuto nei confronti della Tunisia per evitare che queste persone vengano abbandonate a se stesse”. Lo ha detto il governatore siciliano Renato Schifani continuando: “Parliamo di vittime del traffico di esseri umani, che a volte muoiono e vittime di un’assenza di governo istituzionalmente corretto– dice Schifani– è necessario attivare una politica bilaterale forte. Ben vengano i sostegni di carattere economico”. 

Intanto l’hotspot di contrada Imbriacola a Lampedusa è al collasso; una decina di bimbi sono senza scarpe, tutti o quasi indossano vestiti leggerissimi, primaverili o estivi, e non hanno nessun ricambio. Mancano le scarpe, ma anche le tute o qualunque tipo d’abbigliamento che consenta loro di stare al caldo, soprattutto la notte. “La sera c’è freddo, molto spesso anche vento – raccontano alcuni operatori dell’hotspot – . I più piccoli vengono sistemati, assieme ai genitori, dentro i padiglioni. Ma in una struttura che può ospitare al massimo 400 persone, quando si arriva a poco meno di 2.500 o anche 1.600 capita che siano gli stessi genitori a mettersi all’esterno, sotto gli alberi. In queste giornate di sole è meglio che stare dentro. Ma la notte – sospira uno degli operatori – fa freddo nel vallone dove si trova la struttura e i piccoli sono scalzi e con vestiti non adeguati”.

A lanciare l’appello di aiuto è anche suor Maria Ausilia, originaria di Cammarata, in provincia di Agrigento e da tre anni opera a Lampedusa. “Fino a qualche ora fa, qui al Poliambulatorio, c’erano altre due donne che hanno perso dei familiari durante l’ultimo naufragio. Anche loro erano sotto choc. Sono state dimesse e portate nel caos dell’hotspot, tra rifiuti e sporcizia. Chiediamo allo Stato – sottolinea suor Maria Ausilia – che venga fatta accoglienza vera. Quello che sta accadendo in questi giorni non l’avevo mai visto prima. E da quello che sentiamo in merito a quanto sta avvenendo in Tunisia, sarà sempre peggio. E allora che si intervenga, i nostri rappresentanti istituzionali facciano degli accordi con le autorità tunisine, si istituiscano dei canali umanitari. Non imbarcandosi su barchini fatiscenti, viaggi pagati a caro prezzo anche a rischio della vita”.

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