Borgo Scala dei Turchi, maresciallo in aula: “Concessioni firmate dal dirigente mentre era in congedo”
Si sblocca, a distanza di quasi un anno dal rinvio a giudizio di otto persone e la condanna nel filone abbreviato di altre quattro, il processo con rito ordinario scaturito dall’inchiesta sulla costruzione di un complesso di villette a ridosso della Scala dei Turchi. Sul banco degli imputati siedono l’ex sindaco di Realmonte Giuseppe Farruggia, […]
Si sblocca, a distanza di quasi un anno dal rinvio a giudizio di otto persone e la condanna nel filone abbreviato di altre quattro, il processo con rito ordinario scaturito dall’inchiesta sulla costruzione di un complesso di villette a ridosso della Scala dei Turchi.
Sul banco degli imputati siedono l’ex sindaco di Realmonte Giuseppe Farruggia, 65 anni, nonché progettista della lottizzazione Co.Ma.Er; Cristoforo Giuseppe Sorrentino, 55 anni, tecnico dell’Utc di Realmonte, responsabile del procedimento della lottizzazione Co.Ma.Er; Daniele Manfredi, 58 anni, direttore dei lavori; Giovanni Farruggia, 62 anni, direttore dei lavori per le opere di urbanizzazione relative alla lottizzazione Co.Ma.Er; Vincenzo Caruso, 63 anni, dirigente del servizio per i Beni paesistici della Soprintendenza; Agostino Friscia, 66 anni, dirigente della Soprintendenza; Calogero Carbone, 66 anni, dirigente della Soprintendenza e l’architetto Giuseppe Vella, funzionario dell’ufficio tecnico del comune di Realmonte.
Le ipotesi di reato contestate vanno dall’abuso d’ufficio alla lottizzazione abusiva e anche la violazione della normativa sull’edilizia.
Questa mattina in aula sono comparsi due testi nominati dal pubblico ministero Antonella Pandolfi: si tratta del maresciallo di Polizia Giudiziaria Di Giorgio e dell’architetto Luciano Montalbano, consulente di parte della Procura. Il primo ha riferito alla Corte l’origine dell’indagine: “Fui delegato dall’allora procuratore aggiunto Ignazio Fonzo in seguito ad un esposto dell’ex assessore Mariella Lo Bello che indicava l’imminente realizzazione di un complesso di villette a ridosso della Scala dei Turchi. Si trattava della costruzione di 52 villette, di un impianto sportivo e del rifacimento dello storico casale Biondi, una costruzione preesistente. Le nostre indagini si concentrarono su tutti i passaggi effettuati: da quello in consiglio comunale dell’ottobre 2008 alla convenzione stipulata nel dicembre dello stesso anno tra il comune e la ditta Comaer. Verificando le date di rilascio delle concessioni, confrontandole con il registro delle presenze del personale del comune, scoprimmo che quelle del luglio 2012 e nel marzo 2013 furono firmate dal dirigente Vella mentre lo stesso si trovava in congedo nonostante fosse indicato in una nota sindacale il legittimo sostituto (il geometra Fucà nrd). Sequestrammo l’area – conclude il maresciallo – su provvedimento dell’autorità giudiziaria nel gennaio 2014”.
Dopo il maresciallo è stata la volta del consulente della Procura, l’architetto Montalbano, che ha riferito tutti i tecnicismi legati ai vincoli a cui sarebbe stata sottoposta l’intera area: “Effettuammo un sopralluogo nel novembre 2013 quando le opere di urbanizzazione erano state parzialmente eseguite, vi erano due fabbricati nei lotti 11 e 12 e posta la recinzione che delimitava l’aera di costruzione. La norma regionale 78 del 1976 dice di fatto che la realizzazione di fabbricati di nuova costruzione sono vietati entro i 150 metri dalla battigia. Sull’area vige un vincolo paesaggistico e di immodificabilità assoluta che, di fatto, vieta la costruzione di immobili fino all’approvazione del piano paesistico territoriale. Ad oggi il pino non è stato approvato ma soltanto adottato il che vuol dire che è soggetto a modifiche in corso. Per me – ha concluso il consulente – il diniego all’approvazione è ancora valido”.
Prima dell’escussione dei due testi l’avvocato D’Acquì, tra i componenti del collegio difensivo, aveva sollevato eccezione per estromettere dalla costituzione di parte civile l’associazione ambientalista Legambiente. La Corte ha rigettato l’istanza per tardività in quanto il dibattimento è già stato aperto e, in ogni caso, questo tipo di valutazione era stata già effettuata dal Gup Provenzano con precisa ordinanza. Si torna in aula il 25 giugno per il contro-esame del consulente della Procura da parte delle difese rappresentate, tra gli altri, dagli avvocati Gigi Restivo, Alessandro Patti, Leonardo Marino e Vincenzo Caponnetto.