Acqua, bollette più care del 5,4% nell’Agrigentino
Alcuni sindaci contestano e protestano: "Aica in deficit". Ma è polemica
“Una scelta di responsabilità”: è stata giustificata così dai sindaci agrigentini la decisione di aumentare del 5,4% le tariffe idriche nei confronti degli utenti. La richiesta di un rincaro (originariamente di oltre il 10%) era stata avanzata dal cda di Aica, la società consortile che gestisce le risorse idriche integrate in provincia di Agrigento.
L’aumento delle bollette è stato approvato dall’assemblea dei sindaci, sebbene diversi primi cittadini abbiano disertato la riunione decisiva, non condividendo la decisione.
Tra loro Santo Borsellino, sindaco di Cattolica Eraclea: “Il Cda di Aica non è ancora riuscito nemmeno a fare il bilancio di previsione – dice – Se Aica deve rimanere in vita bisogna ripartire da zero, con un piano finanziario e una nuova programmazione, altrimenti i comuni che ne fanno parte, dovendo coprire i debiti della società partecipata, rischiano il dissesto economico e finanziario”.
Il presidente di Aica Settimio Cantone ha detto che “senza il pagamento delle bollette idriche da parte dei cittadini l’azienda non riuscirebbe a funzionare”.
Il rincaro delle tariffe, dunque, punta a scongiurare il fallimento di un’azienda che versa in grave crisi economica, con i comuni aderenti che sono già stati chiamati a stanziamenti straordinari per coprire le perdite di bilancio. Aica non gestisce l’acqua in tutti i comuni della provincia. Alcune municipalità hanno ottenuto il riconoscimento dalla legge alla gestione in autonomia. Ma tra i comuni che ufficialmente fanno parte dell’azienda ce ne sono alcuni (i più grandi sono quelli di Licata e Palma di Montechiaro) che non hanno mai versato né la quota di capitale sociale, né la parte di ‘prestito ponte’ da 10 milioni di euro che la Regione (il governo in carica era quello guidato da Nello Musumeci) aveva messo a disposizione per l’avviamento della società consortile.
“Non possono più esserci sindaci furbi e sindaci scemi – afferma il sindaco di Sciacca Fabio Termine – Noi con le nostre risorse siamo il serbatoio della provincia, e siamo in regola con i pagamenti. Non è giusto che altri non lo siano”.
Su questa situazione il sindaco di Favara Antonio Palumbo ha chiesto un ridimensionamento dei servizi e della quantità di acqua erogata nei confronti dei comuni inadempienti nei confronti di Aica.