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“Disabili maltrattati in una comunità di Licata”: 8 rinvii a giudizio

L'inchiesta sulla la Suami onlus di Licata

Pubblicato 4 anni fa

Disabili psichici tenuti in stanze sporche: isolati dal resto del mondo, senza alcuna possibilita’ di contattare i familiari e costretti al digiuno. Uno di loro sarebbe stato persino legato al letto con una catena per evitare che potesse allontanarsi. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha deciso il rinvio a giudizio degli otto imputati dell’inchiesta “Catene spezzate”, che nel 2015 fece scattare alcune misure cautelari.

A processo (prima udienza fissata per l’8 settembre davanti al giudice Giuseppe Miceli) finiscono alcuni responsabili e operatori di quella che fu ribattezzata come la “comunita’ degli orrori”, ovvero la Suami onlus. Si tratta di Salvatore Lupo, 45 anni, di Favara; Caterina Federico, 37 anni; Angelo Federico, 34 anni; Domenico Savio Federico, 29 anni; Giovanni Cammilleri, 30 anni; Salvatore Gibaldi, 44 anni; Maria Cappello, 51 anni e Angela Ferranti, 54 anni, tutti di Licata. Le accuse contestate sono di maltrattamenti e sequestro di persona. Il gup, su richiesta di uno dei difensori, l’avvocato Salvatore Manganello (nel collegio, fra gli altri, pure i colleghi Linda Sabia, Santo Lucia, Antonio Montana, Gaetano Timineri e Domenico Russello), aveva deciso di disporre una perizia sui video, girati con una telecamera nascosta dai carabinieri, in cui si immortalerebbe uno dei tredici disabili maltrattati legato ad un letto con una catena.

E’ stato proprio questo episodio, dal quale ne e’ scaturita un’ipotesi di reato di sequestro di persona, a suggerire il nome all’inchiesta. La difesa vuole dimostrare che si e’ trattato di una tecnica di contenimento per evitare che potesse compiere dei gesti di autolesionismo. La questione sara’ adesso approfondita nel corso del dibattimento

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