Apertura

Il maxi sequestro di cocaina e quei pericolosi intrecci tra Sicilia e Calabria

È una storia di altissimo livello di narcotraffico quella che avuto il suo epilogo, almeno per il momento, nel porto di Porto Empedocle

Pubblicato 2 anni fa

La vicenda del maxi sequestro di oltre cinque tonnellate di cocaina avvenuto ieri a Porto Empedocle, il più ingente mai effettuato in Italia, parte da lontano ed è caratterizzata da pericolosi intrecci tra la Calabria e la Sicilia. Fitte trame che attraversano l’intero continente europeo e che dall’Olanda arrivano addirittura fino all’oceano Pacifico, precisamente nella Repubblica di Palau, a cinquecento chilometri dalle Filippine. E, del resto, non poteva essere altrimenti considerato l’ingente quantitativo di droga trovato in una parete a doppiofondo del peschereccio “Ferdinando D’Aragona”, piccola imbarcazione salpata qualche giorno fa da Bagnara Calabra, nel reggino.

È una storia di altissimo livello di narcotraffico quella che avuto il suo epilogo, almeno per il momento, nel porto di Porto Empedocle. Il territorio agrigentino, non certamente destinazione finale del carico di cocaina, è stato soltanto il teatro, quasi casuale, in cui tutto è avvenuto. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Federica La Chioma, prende il via nel maggio 2021 quando in un trattore in uso a due palermitano – Rosario Foglietta e Cosimo Perricone – vengono rinvenuti 58 chili di hashish. Un ingente quantitativo che non può non presupporre l’esistenza di un circuito ben organizzato alle spalle. Ma è un’altra circostanza ad attirare l’attenzione degli inquirenti: l’analisi dei tabulati telefonici che si agganciano in determinate celle ma soprattutto l’utilizzo di una serie di utenze olandesi criptate connesse ad un server che distinguono gli smartphone criptati, quelli utilizzati dai narcos. Ed è così che nel più fitto riserbo le indagini proseguono. Vengono effettuati arresti e ingenti sequestri di droga a riscontro e documentati interessanti incontri tra vertici di organizzazioni siciliane e produttori calabresi.

Fino ad arrivare ai giorni nostri. Il 15 luglio scorso vengono monitorati i movimenti di due imbarcazioni: la nave madre “Plutus”, con a bordo quindici persone di diversa nazionalità, e il motopesca “Ferdinando d’Aragona”, con al comando un soggetto formalmente incensurato – Vincenzo Catalano – che ha però rapporti con soggetti particolari. Così come particolari sono le rotte delle due barche, i repentini cambi di direzione. I sospetti vengono confermati dalle immagini degli aerei e dei pattugliatori della Guardia di Finanza che immortalano uno strano passaggio di pacchi a bordo. Fino alle manovre di abbordaggio e il rinvenimento della cocaina riposta all’interno di una intercapedine ricavata in una paratia laterale del peschereccio. Il resto è ormai noto. La nave madre viene condotta nel porto di Palermo mentre il peschereccio a Porto Empedocle dove l’intero equipaggio viene fermato. Ma è proprio adesso che comincia un’altra storia che, probabilmente, porterà a nuovi clamorosi sviluppi. 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *