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Il pusher che falsificò il verbale dei carabinieri per non pagare il debito: “Entro domani sennò ci spariamo”

In manette il pusher che acquistò la droga dai capi di Villaseta e Porto Empedocle: falsificò un verbale per giustificare il debito non pagato

Pubblicato 13 ore fa

Arrivare a falsificare un verbale di sequestro dei carabinieri per giustificare il mancato pagamento di un debito di droga e non subire pesanti conseguenze dai vertici del clan. È quanto emerge dalla nuova ordinanza di custodia cautelare – emessa dal gip del tribunale di Palermo Antonella Consiglio – nei confronti di quattordici indagati coinvolti nell’ormai nota inchiesta sulle cosche di Villaseta e Porto Empedocle. Il nuovo provvedimento (13 persone erano già in carcere) ha riguardato il trentenne agrigentino Calogero Segretario, finito questa mattina ai domiciliari con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio con l’aggravante di aver agevolato Cosa nostra.

La vicenda che vede protagonista Segretario – secondo quanto ricostruito dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo – è la dimostrazione plastica della spregiudicatezza della nuova alleanza tra i gruppi di Villaseta e Porto Empedocle nel fornire stupefacente e riscuotere con forza debiti non saldati. Dall’attività investigativa dei carabinieri, infatti, sarebbe emerso che il trentenne agrigentino aveva acquistato 60 grammi di cocaina da Salvatore Prestia, ai vertici del gruppo, per un importo pari ad oltre 1.500 euro. Una cifra che però non sarebbe stata pagata scatenando le reazioni di James Burgio e Gaetano Licata, rispettivamente promotore del cartello e vice capo della cosca di Villaseta. 

Burgio, detenuto da anni ma senza problemi nel comunicare anche dal carcere, chiede a Licata di intervenire per recuperare il credito. Segretario, infatti, aveva inviato all’empedoclino un verbale attestante il sequestro dello stupefacente e del denaro da parte dei carabinieri. I militari dell’Arma, facendo delle verifiche, confermano che tale episodio in realtà non è mai avvenuto e che il verbale si trattava di un falso, evidentemente per guadagnare tempo per rientrare con il debito. La reazione del clan, così come emerso anche in altri episodi, è spregiudicata. Licata si attiva per cercare il pusher, Burgio non crede alla versione fornitagli e prospetta conseguenze: “Entro domani sennò ci spariamo”. 

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