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La strage di Ravanusa, prosciolti tutti i dirigenti dell’Italgas: “Causa non fu omessa manutenzione” 

L’esplosione rase al suolo un intero quartiere provocando 9 morti. Il giudice archivia la posizione di dirigenti e tecnici di Italgas: “Escluso che la causa sia l’omessa manutenzione”. A processo resta un solo imputato.

Pubblicato 2 ore fa

Si deve concludere, quindi, circa l’assenza di responsabilità, neanche a titolo di mera colpa, nei confronti della dirigenza o del personale di Italgas S.p.a, in quanto non sono state accertate condotte attive o omissive che abbiano potuto causare o contribuire a causare l’evento in data 11 dicembre 2021 a Ravanusa, in via Trilussa.” Il gip del tribunale di Agrigento, Alberto Lippini, ha disposto l’archiviazione del procedimento a carico di nove tra dirigenti e tecnici di Italgas coinvolti nell’inchiesta sulla strage di Ravanusa, la micidiale esplosione che devastò un intero quartiere provocando 9 vittime rimaste schiacciate sotto le macerie delle palazzine. La procura di Agrigento, per ben due volte, aveva avanzato richiesta di archiviazione che aveva però trovato l’opposizione dei familiari delle vittime. Per la strage di Ravanusa, dunque, resta un solo imputato. Si tratta di Guido Catalano, l’ingegnere di 78 anni, direttore tecnico della Siciliana Gas al momento della posa della condotta del metano nel luogo in cui avvenne l’esplosione nonche’, firmatario, nel 1999 del collaudo tecnico-amministrativo. Un secondo imputato, Carmelo Burgarello, 89 anni, responsabile tecnico della A.Mi.Ca. Srl, l’impresa incaricata dalla committente Siciliana gas, è deceduto. 

Scrive il giudice nel provvedimento di archiviazione:Si deve concludere che la condotta della dirigenza e del personale di Italgas S.p.A. appare esente da rilievi e contestazioni [..] i nove indagati non rivestivano alcun ruolo all’interno della stessa ltalgas, avendo assunto tale ruolo svariati anni dopo l’avvenuta incorporazione societaria della Siciliana Gas.”

Per la procura di Agrigento a causare la micidiale deflagrazione, che provocò  la distruzione totale di cinque palazzine e il crollo parziale di altre cinque, oltre al pesantissimo bilancio di nove vittime, è stato il cedimento strutturale di una saldatura del raccordo ad “S” della tubazione della rete gas cittadina, che scorreva sotto la via quasi all’altezza dell’intersezione tra la via Trilussa e la via Pascoli. Sul punto il giudice chiarisce: L’evento disastroso occorso si è verificato a causa delle gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura del tratto di tubazione del gas contente il raccordo ad “S” sopra descritto. All’esito degli accertamenti svolti, difatti, è stato escluso il concorso nella verificazione dell’evento di altri fattori concausali [..] è stato escluso che abbiano avuto qualsiasi ruolo eziologico eventuali difetti legati alle tecniche e ai materiali utilizzati per la costruzione degli edifici coinvolti nel crollo [..] Altresì è stato escluso che siano intervenuti fattori legati alla conformazione geologica del terreno. Nessuna irregolarità, inoltre, è emersa in relazione alla scelta dei materiali di riempimento degli scavi relativi alla posa. In definitiva i materiali di riempimento degli scavi di via Trilussa, dopo l’installazione del raccordo a “S”, erano idonei e rispettosi della normativa in materia. Infine, per come verrà in seguito specificamente rappresentato, si è escluso che la verificazione dell’evento sia riconducibile all’omessa corretta gestione e manutenzione della rete.”

Il giudice ricostruisce anche cronologicamente il periodo di posa della tubatura incriminata. Ad oggi, tuttavia, non è stato possibile individuare chi materialmente se ne occupò. Scrive il gip:Èstato accertato che il raccordo in questione fu realizzato già nell’agosto del 1988, al fine di raccordare due tratti di tubazione della rete gas: il primo già posato nel giugno del 1985; il secondo posato nel giugno 1988. E’ stato condivisibilmente ritenuto necessario individuare i materiali esecutori della saldatura non diligentemente effettuata: La società incaricata della gestione della rete gas del Comune di Ravanusa ali’epoca dei fatti veniva individuata nella Siciliana GAS s.p.a. (concessione alla Siciliana Gas approvata dal Consiglio comunale di Ravanusa con delibera del 05.10.1980). Tale società veniva in seguito fusa per incorporazione nella Italgas s.p.a nel 2008. La ditta incaricata dell’esecuzione materiale della condotta è stata individuata, invece, nella ditta A.MI.CA. s.r.l. All’esito degli accertamenti effettuati, consistiti in particolare nell’analisi della documentazione acquisita e nell’escussione a sommarie informazioni di persone informate sui fatti, non è stato tuttavia possibile procedere all’individuazione dei soggetti che abbiano materialmente eseguito la saldatura.”

Il giudice, infine, chiosa: “Non vi sono elementi dai quali ricavare che gli uomini o le strutture della Italgas S.p.A. potessero ad alcun titolo essere al corrente del fatto che il raccordo ad “S” di via Trilussa in Ravanusa presentasse i descritti problemi tecnici relativi alla posa ed esecuzione e che necessitasse, quindi, di particolari verifiche o accertamenti. È stato accertato, difatti, come le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuate negli ultimi tre anni dalla società Italgas s.p.a. corrispondono a quanto previsto dalla normativa vigente. Non solo. Le complesse indagini svolte hanno consentito di accertare che, in via Trilussa, non si è mai verificato alcun fatto che poteva porre in allarme il personale della Italgas S.p.A.”

LE VITTIME

Il primo corpo ritrovato è stato quello di Pietro Carmina, professore di filosofia al Liceo Foscolo di Canicattì. Da tre anni era in pensione. Un suo discorso rivolto agli studenti, ripreso anche dal presidente della Repubblica Mattarella in occasione del discorso di fine anno alla Nazione, riecheggia ancora oggi:“Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita. Una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista.”. Maria Crescenza “Enza” Zagarrio Calogera Gioacchina Minacori, per tutti Liliana, sono le altre due vittime ritrovate poche ore dopo il professore. Due, invece, le sopravvissute – le uniche – a questo inferno: le cognate Giuseppa Montana e Rosa Carmina. Entrambe, dopo essere state estratte dalle macerie, sono state ricoverate all’ospedale di Licata in buone condizioni ma con il terribile fardello di non conoscere i destini degli altri familiari coinvolti. Il 14 dicembre, tre giorni dopo l’esplosione, a Ravanusa ci sono 140 vigili del fuoco che scavano ancora tra le macerie. All’alba il ritrovamento di altri quattro cadaveri: Selene Pagliarello, trentenne infermiera in servizio all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, al nono mese di gravidanza, e Giuseppe Carmina, suo marito. Si erano sposati qualche mese prima dopo il rinvio a causa del covid. Poi la decisione di allargare la famiglia . Per il pargolo in grembo era stato scelto il nome di Samuele. Il piccolo sarebbe dovuto venire alla luce il 15 dicembre. Una tragedia nella tragedia. Insieme a quelli della giovane coppia sono stati ritrovati poi anche i cadaveri di Carmela Scibetta, moglie del professore Pietro Carmina, dirigente del comune di Ravanusa, e Angelo Carmina, padre di Giuseppe. Le ultime salme rinvenute in ordine di tempo sono state quelle di Calogero Carmina, 59 anni, e del figlio Giuseppe, 33 anni, sposato con due figli. Entrambi erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altro nella zona del garage. Si erano visti proprio quel giorno con il figlio che aveva appena consegnato la macchina al genitore. Poi l’esplosione.

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